Cantieri e crisi del centro: «Costretti a chiudere»

Pordenone, dopo 92 anni cessa l’attività Cicli Cevolin, storico negozio vicino al municipio. «I ritardi del Comune ci hanno dato il colpo di grazia, commercio senza futuro»
FOTO MISSINATO - NEGOZIO BICICLETTE CORSO VITTORIO
FOTO MISSINATO - NEGOZIO BICICLETTE CORSO VITTORIO

PORDENONE. Chiuderà Cicli Cevolin in corso Vittorio Emanuele a Pordenone. Una delle attività storiche del centro cittadino, fondata nel 1921, tirerà giù definitivamente le serrande nei prossimi mesi a causa della concorrenza dei centri commerciali e della crisi.

«E’ con rammarico - afferma Gabriella Cevolin che gestisce l’attività insieme al figlio Cristiano - che siamo arrivati a questa decisione, che purtroppo è diventata inevitabile a causa del crollo verticale delle nostre vendite, penalizzati come siamo dalla politica di continua espansione dei centri commerciali».

Non vuole fare polemiche Gabriella Cevolin, ma evidenzia che «questo è un dato di fatto. Vede adesso è sabato mattina e c’è gente anche perché c’è un matrimonio. Ma così accade solo di sabato, nel corso della settimana è un deserto».

Due le ragioni che hanno condannato la storica attività secondo gli esercenti, una dovuta all’assetto attuale di Pordenone e una esterna, riguardante le politiche commerciali.

Quella interna riguarda le scelte fatte in questi anni, ritenute troppo penalizzanti per la principale strada della città: «L’estensione a Corso Vittorio Emanuele del traffico limitato - spiega - con l’inibizione della circolazione alle auto ha creato ulteriori problemi a coloro che vengono dal circondario e, acquistata una bicicletta, non possono caricarla sul proprio mezzo».

Altra causa la famiglia Cevolin la imputa ai lavori di realizzazione del nuovo museo «che si sono protratti per un tempo di gran lunga superiore alle previsioni e hanno dato il cosiddetto colpo di grazia ad una situazione già compromessa e che ora è diventata insostenibile. Non eravamo più visibili e alla fine la clientela si è disaffezionata».

La causa esterna alla città sono le politiche commerciali che, secondo Cevolin, negli ultimi anni hanno favorito i grandi centri a scapito dei piccoli esercenti: «Nella zona - afferma - ci sono almeno trenta punti vendita di biciclette. Noi ormai siamo ridotti a fare assistenza su prodotti acquistati nei centri commerciali. Non rende e non è dignitoso».

Una serie di circostanze, quindi, che hanno spinto alla decisione di chiudere: «Ne è conseguita - spiega - una disaffezione della clientela abituale che non sarà più recuperabile, inducendo anche noi a perdere ogni entusiasmo nel continuare questa attività che è stata per anni un punto di riferimento nei riguardi della vita del centro storico e di tutta la città».

Una scelta assunta con tanta amarezza visto l’impegno negli anni per salvaguardare il Corso: «Il rammarico - prosegue Gabriella Cevolin - c’è soprattutto perché non si fa niente per il centro storico. Non c’è mai stata la volontà di nessuno di salvare il nostro centro. Io vi abito e lavoro e mi dispiace vederlo morire».

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