Resta in carcere la banda che ha rapinato una gioielleria nel Veronese: aveva base a Udine

Il gip ha confermato l’arresto per cinque dei sei autori del colpo.  Il sesto uomo è stato rilasciato perché non ripreso direttamente dalle telecamere

Alessandro Cesare
Una parte della refurtiva recuperata dai carabinieri di Udine
Una parte della refurtiva recuperata dai carabinieri di Udine

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i sei cittadini stranieri, di età compresa tra i 35 e i 45 anni, finiti in carcere con l’accusa di furto aggravato.

Mercoledì 18 dicembre il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, si è recata nella struttura di via Spalato e al termine del confronto con gli indiziati di essere gli autori di una colpo messo a segno in una gioielleria di un centro commerciale a Cologna Veneta, in provincia di Verona (un furto compiuto in piena notte dopo essere riusciti a sfondare il tetto e a calarsi all’interno), ha convalidato l’arresto effettuato dai carabinieri del Comando di Udine. Nello specifico il gip ha disposto la permanenza in carcere per cinque di loro (quattro cittadini kosovari e un serbo) e la liberazione senza misure cautelari per il sesto componente della banda, anche lui di nazionalità kosovara. Una decisione, quest’ultima, dipesa dal fatto che l’uomo non è stato direttamente immortalato nelle foto ricavate dai militari dell’Arma e nei video delle telecamere di sorveglianza.

L’arresto della banda, infatti, è stato reso possibile da un’attività investigativa piuttosto complessa, condotta dai carabinieri di Udine con il supporto dei colleghi della Compagnia di Legnago (Verona) e del Commissariato di Duino Aurisina.

Grazie al posizionamento di videocamere nei luoghi frequentati dai ladri, e in particolare a Udine, dove la banda utilizzava un box per l’auto, i militari dell’Arma hanno potuto fermare i malviventi in flagranza poco dopo il rientro della rapina in Veneto, rinvenendo nell’affittacamere in cui soggiornavano a Pradamano, la refurtiva, e cioè orologi di marchi prestigiosi e gioielli in oro per un valore stimato in 30mila euro. Inoltre hanno potuto sequestrare più di 13mila euro in contanti, attrezzi per lo scasso e due targhe automobilistiche slovene, risultate poi rubate.

La banda è giunta in Friuli grazie alla presenza di un basista, uno dei cittadini kosovari coinvolti, che in città risiede e ha un’attività nel settore edile. Ora il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Verona, territorio in cui è avvenuto il furto, ha tempo venti giorni per rinnovare il provvedimento di Persico. Nel frattempo, come detto, buona parte della banda resterà dietro le sbarre. 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto