Resta in carcere la banda che ha rapinato una gioielleria nel Veronese: aveva base a Udine
Il gip ha confermato l’arresto per cinque dei sei autori del colpo. Il sesto uomo è stato rilasciato perché non ripreso direttamente dalle telecamere
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i sei cittadini stranieri, di età compresa tra i 35 e i 45 anni, finiti in carcere con l’accusa di furto aggravato.
Mercoledì 18 dicembre il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, si è recata nella struttura di via Spalato e al termine del confronto con gli indiziati di essere gli autori di una colpo messo a segno in una gioielleria di un centro commerciale a Cologna Veneta, in provincia di Verona (un furto compiuto in piena notte dopo essere riusciti a sfondare il tetto e a calarsi all’interno), ha convalidato l’arresto effettuato dai carabinieri del Comando di Udine. Nello specifico il gip ha disposto la permanenza in carcere per cinque di loro (quattro cittadini kosovari e un serbo) e la liberazione senza misure cautelari per il sesto componente della banda, anche lui di nazionalità kosovara. Una decisione, quest’ultima, dipesa dal fatto che l’uomo non è stato direttamente immortalato nelle foto ricavate dai militari dell’Arma e nei video delle telecamere di sorveglianza.
L’arresto della banda, infatti, è stato reso possibile da un’attività investigativa piuttosto complessa, condotta dai carabinieri di Udine con il supporto dei colleghi della Compagnia di Legnago (Verona) e del Commissariato di Duino Aurisina.
Grazie al posizionamento di videocamere nei luoghi frequentati dai ladri, e in particolare a Udine, dove la banda utilizzava un box per l’auto, i militari dell’Arma hanno potuto fermare i malviventi in flagranza poco dopo il rientro della rapina in Veneto, rinvenendo nell’affittacamere in cui soggiornavano a Pradamano, la refurtiva, e cioè orologi di marchi prestigiosi e gioielli in oro per un valore stimato in 30mila euro. Inoltre hanno potuto sequestrare più di 13mila euro in contanti, attrezzi per lo scasso e due targhe automobilistiche slovene, risultate poi rubate.
La banda è giunta in Friuli grazie alla presenza di un basista, uno dei cittadini kosovari coinvolti, che in città risiede e ha un’attività nel settore edile. Ora il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Verona, territorio in cui è avvenuto il furto, ha tempo venti giorni per rinnovare il provvedimento di Persico. Nel frattempo, come detto, buona parte della banda resterà dietro le sbarre.
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