Cardiologia da potenziare per l’ospedale di Gemona

GEMONA
Allo studio un servizio di riabilitazione cardiologica per le degenze per caratterizzare e ampliare i servizi offerti dal presidio ospedaliero San Michele di Gemona. Il tema è emerso durante la visita effettuata ieri a Gemona dal vicepresidente della Regione e assessore alla sanità Riccardo Riccardi. Quella di Gemona era una delle tappe che ha portato l’assessorato regionale in visita nei vari centri operativi sul territorio dell’Azienda Sanitaria 3, da Codroipo a Tolmezzo, passando per San Daniele e, appunto, Gemona.
Nel capoluogo pedemondano, Riccardi ha visitato il San Michele accompagnato dal direttore generale dell’Aas3 Pierpaolo Benetollo con il suo staff medico e dirigenziale, prendendo visione dell’organizzazione dei servizi ambulatoriali e distrettuali del terzo piano della struttura e della grande area degenze al secondo piano.
Nel corso del visita, il vicepresidente della Regione ha potuto prendere atto che è al momento uno studio da parte dell’Azienda per la creazione di un modulo a 24 posti che consentirebbero di trattare 450 pazienti l’anno sul fronte della riabilitazione cardiologica degenziale. Tale servizio rappresenterebbe un’importante opportunità, non solo per il bacino gemonese.
«Gemona – ha detto l’assessore Riccardi – è una struttura importante e penso ci siano tutti gli spazi per riuscire a costruire un’ipotesi compatibile con il sistema generale, e che dia soddisfazione a una comunità che si attende molto dalla nuova organizzazione del sistema sanitario regionale». In merito al presidio ospedaliero San Michele, in questi giorni sono intervenuti con un comunicato i comitati in difesa della struttura: «Mancano i medici nel punto di primo intervento. In agosto se ne andranno due delle tre dottoresse oggi presenti, che hanno resistito all’ecatombe riformatrice, tenendo alta la competenza, la professionalità e la dignità dell’ex pronto soccorso, un prezioso servizio già abbandonato da altri professionisti in cerca di luoghi dove poter mettere a disposizione il proprio bagaglio professionale».
I comitati segnalano di ricevere quotidianamente segnalazioni dei disagi, sia dagli utenti che dal personale totalmente demotivato: «La stabilizzazione per i quattro infermieri – aggiungono – si è svolta regolarmente, mentre gli autisti inspiegabilmente vengono dimenticati. Per sopperire alla mancanza di queste figure, nel contempo si estende l’esternalizzazione dei mezzi di soccorso ai privati, per un totale di sette ambulanze, mentre quelle aziendali restano parcheggiate, a questo punto pretendiamo interventi e risposte chiare dalla politica regionale che in campagna elettorale ha preso l’impegno di mettere fine all’eutanasia perpetrata ai danni di San Michele, l’unico ospedale totalmente antisismico della Regione». —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto