Casa “insalubre”: sfratto, ma il Tar gli dà ragione
CERVIGNANO. L’appartamento, a causa della mancanza delle condizioni di salubrità, viene dichiarato non abitabile dall’azienda sanitaria e il Comune, tramite ordinanza del sindaco, ordina agli inquilini l’immediato sgombero della casa. La proprietaria dell’appartamento, la signora Ersilia Sgrò, fa ricorso al Tar, che annulla il provvedimento e condanna il Comune al pagamento delle spese legali.
Il fatto risale al mese di maggio del 2008 ma la vicenda si è risolta solo recentemente con la sentenza del Tar. Nel 2008, l’ex sindaco Pietro Paviotti aveva emanato un’ordinanza in materia sanitaria. Era stato ordinato a signora Ersilia Sgrò, proprietaria dell’appartamento in questione, di ripristinare le condizioni igienico sanitarie necessarie all’utilizzo abitativo dell’alloggio, sito al piano terra, e la contestuale sospensione dell’abitabilità.
Ersilia Sgrò aveva fatto ricorso al Tar che non solo ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento, ma ha anche condannato il Comune a rifondere le spese legali, gli accessori di legge e il contributo unificato. Il consiglio, si legge nella delibera, ha deciso di inserire fuori bilancio la cifra di 4.275,20 euro per il pagamento delle spese.
«Il Comune – attacca Antonio Rossetti, capogruppo della civica “Le Fontane” – non ha verificato se le condizioni della casa fossero tali da non renderla abitabile. Nell’ultimo consiglio erano state inserite all’ordine del giorno due delibere di debiti fuori bilancio per pagare le sentenze emesse dal Tar: una faceva riferimento alla vicenda dell’ex cantina sociale e l’altra alla signora Sgrò. Stiamo parlando di circa 7 mila euro di sanzioni.
Il sindaco Savino replica: «Rossetti non perde occasione per attaccare qualsiasi tipo di azione amministrativa. L’ex sindaco Paviotti aveva ritenuto di dover intervenire. Il Tar ha deciso diversamente. Fa parte della vita normale di una cittadina».
L’ex sindaco Paviotti, ora consigliere regionale, risponde: «Gli affittuari volevano accedere agli alloggi Ater e avevano chiesto all’Ass di effettuare un sopralluogo in quanto, secondo loro, la casa non era salubre. L’Ass aveva scritto al Comune dicendo che l’alloggio non possedeva le caratteristiche di salubrità. L’amministrazione aveva quindi deciso di revocare il permesso di abitabilità. Il Tar ha ritenuto che la dichiarazione dell’Ass non è sufficiente per revocare l’abitabilità. Resto stupito che una dichiarazione dell’azienda sanitaria non basti ma le sentenze vanno rispettate».
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