Casa Serena, sale la retta

Un’azienda unica con la Umberto I: in entrambe si pagheranno 72,1 euro al giorno. Intanto le lista d’attesa crescono. Il piano del Comune ripensa anche le farmacie

PORDENONE. E’ la casa di riposo con il maggior numero di minuti di assistenza per ospite – 120 al giorno a persona – e la retta tra le più basse della regione. Ma Casa Serena è anche la struttura con un deficit di bilancio – oggi a carico di tutta la collettività pordenonese – di 880 mila euro.

Un buco che va ripianato senza perdere qualità nel servizio. Perché il progetto è quello di creare un’unica gestione delle due case (la Umberto I è un’azienda per i servizi alla persona e in quanto tale non può avere bilanci in perdita). Come fare?

Un primo passo, necessario ma non sufficiente, è il ritocco delle rette: da gennaio aumenteranno di circa due euro al giorno (aumento Istat).

Sia a Casa Serena che all’Umberto I – dove non sono previsti aumenti – la retta sarà di 72,1 euro, che diventano circa 55 per gli ospiti:il contributo regionale, infatti, va da un minimo di 16,6 euro (per chi ha un Isee superiore ai 65 anni) a un massimo di 19,10 euro per chi ha un’indicatore economico (che contempla reddito e patrimonio) inferiore ai 15 mila euro.

A Morsano la retta giornaliera è 74,5 euro, a Sacile 67,7, ad Aviano 64,9, a Spilimbergo 75,8 (a Trieste si superano gli 80 euro). Come ha spiegato il direttore delle due case, Giovanni Di Prima, l’aumento è ritenuto sostenibile perché il 63 per cento degli ospiti di casa Serena ha un Isee superiore ai 15 mila euro che consente di coprire i costi della retta e solo il 9 per cento ha necessità di un sussidio da parte del Comune.

Ma il piano decennale di rientro del debito non si basa sull’aumento delle rette. Come ha precisato l’assessore Vincenzo Romor già il prossimo anno il deficit scenderà a 660 mila euro e questo solo in parte per l’aumento (pari a 180 mila euro di nuove entrate).

Sono previste riduzioni di spesa fino a 150 mila euro in termini di risparmio energetico, ma anche maggiori spese: tra queste 65 mila euro di tasse che oggi Casa Serena non paga ma che dovrà versare – al Comune – se diventerà Asp (Azienda pubblica di servizi alla persona).

Le voci attraverso cui il business plan della casa unica punta per introiettare risorse e abbattere i costi – al netto del taglio della spesa – sono: l’aumento dei posti letto e l’erogazione di servizi in grado di generare utili ma anche plusvalore in termini di qualità dell’offerta. Quanto ai posti letto «sulla carta ce ne sono 38 autorizzati dalla Regione – ha ricordato Di Prima – e non utilizzati».

I primi otto, come ha ricordato la presidente Miria Coan, saranno attivati a marzo all’Umberto I. Nella struttura di piazza della Motta se ne aggiungeranno altri dieci mentre gli altri, progressivamente, saranno disponibili a Casa Serena.

Sono molti, eppure non saranno sufficienti a soddisfare il fabbisogno delle famiglie. Basti pensare che la lista d’attesa a Casa Serena è di circa 80 persone mentre alla casa Umberto I è di oltre trenta.

L’altro fronte innovativo è quello dei servizi. «L’ipotesi di inglobare le farmacie nella nuova azienda – ha spiegato il sindaco Claudio Pedrotti nell’illustrare il disegno che l’amministrazione ha per le case di riposo e che dovrà essere proseguito e completato dalle future amministrazioni – al momento fa i conti con problemi di normativa. Difficoltà tecnico giuridiche che sono all’attenzione della Regione» perché Pordenone, come ha aggiunto Romor, ancora una volta potrebbe fare da “laboratorio”.

Se si considerano le farmacie solo come generatrici di utili è difficile inserirle in un’Asp o in una fondazione – la forma giuridica dell’azienda è ancora allo studio –, ma se queste diventassero dei piccoli poli socio-sanitari la prospettiva cambierebbe.

Se oltre fornire la prenotazione di visite mediche (cosa già possibile) diventassero centro prelievi e sedi di consulenza delle professionalità – dal dietista all’infermiere fino al fisioterapista – che le case di riposo hanno, la loro funzione assumerebbe un ulteriore valore sociale.

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