Case per i disagiati chiuse e nel degrado
PORDENONE. Il cancello scardinato, l’erba alta mista a rifiuti più o meno recenti. Una casa abbandonata? Sì, ma dal Comune. Alcune delle ex case Zanussi, esperimento di architettura urbana, vendute negli anni ’80 ai privati, sono rimaste in capo all’amministrazione comunale. Ma non tutte godono di buona salute e, se appartenessero a qualche cittadino, probabilmente i proprietari sarebbero già stati sanzionati per il mancato decoro.
Questo succede in via Prata, nel quartiere dove villette e case costruite o comprate da famiglie medio borghesi, si mescolano con le case popolari: dalle più vecchie alle più recenti (la lottizzazione di via Brugnera dove gli italiani si contano sulle dita di una mano).
Qui a due passi dal cantiere che sabato è diventato teatro di un atto di cronaca che ha lasciato sgomento il quartiere, convivono anime etnie ed estrazioni sociali diverse. Di giorno le casette colorate immerse nel verde, a due passi dal fiume Noncello, non danno l’idea del ghetto.
Ma da sabato scorso il cantiere diventato teatro di un gesto di disperazione – cantiere dove dovrebbero sorgere 10 alloggi Ater e dove ora i lavori si sono fermati – è diventato anche il simbolo di un disagio che c’è e resta.
C’è anche chi racconta che quell’area è poco sicura: due mesi fa le cantine «erano come piscine», allagate d’acqua eppure era semplice entrarvi perché alcuni ragazzi sarebbero stati visti scavalcare e bucare la recinzione in più occasione.
Proprio dietro l’angolo ci sono le case del Comune – l’ente ne possiede quattro – in stato di incuria, che si affacciano sul parco della pace. Le aree verdi – come il parchetto degli alpini – che di giorno accolgono bambini e famiglie, alle 2 di notte, raccontano i residenti, diventano luogo di ritrovo di adolescenti in cerca di autore.
Ragazzi che, specie d’estate, si ritrovano in piena notte a bere e a fumare. Giovani come tanti, ma anche giovani che arrivano da famiglie difficili e che vivono nel “limbo” che separa l’età delle bravate dalla strada della facile criminalità.
Due delle case del Comune sono abitate, due sono chiuse e in stato di abbandono. «Solleciterà il patrimonio a intervenire perché questo non compete a noi delle politiche sociali – spiega l’assessore Vincenzo Romor -. Quelle case sono in attesa di essere inserite in un progetto sociale. L’amministrazione comunale precedente le destinava a famiglie in difficoltà, ma poi ci si è resi conto che alcune persone che entravano non erano più disponibili a uscirvi. Assieme alle associazioni vorremo costruire un progetto di abitare sociale».
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