Casetta per il falco sulla chiesa: "Così scacceremo i piccioni"

CORDENONS. Una “casetta” per il falchi anti-piccione sulla chiesa di SAnta Maria Maggiore. È l’idea che il parroco fa sua contro l’invasione dei piccioni.
La chiesa e il sagrato della parrocchia di Santa Maria Maggiore negli ultimi tempi sono presi d’assalto dalle centinaia di colombi che da anni popolano piazza della Vittoria. Si riproducono senza tregua, con buona pace di residenti, esercenti e fruitori della stessa costretti a convivere, non senza lamentele, con il problema delle loro deiezioni.
Ultimamente i colombi hanno eletto a loro dimora anche i cornicioni della chiesa. «Sporcano il perimetro circostante e l’intero sagrato – conferma il parroco don Alessandro Moro –, rovinando la pavimentazione, che i parrocchiani sono costretti a pulire continuamente, soprattutto in occasione delle funzioni, pur di preservarne il decoro».
Una situazione questa in cui si trovano da tempo anche le abitazioni, che i proprietari sono costretti a proteggere installando gli appositi pungiglioni, nonché gli ingressi degli esercizi pubblici e del municipio.
C’è un problema di decoro, ma anche igenico sanitario: il colombo di città è di frequente portatore di patologie zoonotiche e non è raro il caso di trasmissioni di infezioni all’uomo. Infine con artigli e becco rovina il pavé, essendo ghiotto della sabbia che si trova negli interstizi.
In passato, con la giunta Mucignat, si era cercato di debellare il fenomeno facendo scendere in campo i falconieri per due anni di seguito: l’iniziativa però costava troppo e non era risolutiva. Non fu quindi più riproposta e i colombi di lì a poco ritornarono in massa.
Una soluzione nel 2011 l’aveva proposta anche l’Associazione naturalistica cordenonese, era naturale e a costo zero, ma fu proprio la Curia a non autorizzarla.
«Ci eravamo accorti – ricorda il naturalista Mauro Caldana – che per due anni di seguito stazionava in cima al campanile un falco pellegrino selvatico e scrivemmo al sindaco Mario Ongaro e alla Curia per chiedere l’autorizzazione a posizionare una cassetta a nido, di 50 per 70 centimetri di grandezza, che avrebbe fatto sì che il rapace tornasse ogni anno». Il falco pellegrino è noto in natura per cacciare i colombi e liberare il cielo nel raggio di un centinaio di chilometri.
«Il sindaco non ci rispose nemmeno – fa sapere Caldana – mentre la Curia non ci concesse l’autorizzazione perché trattasi di luogo sacro». Toccata nel vivo ora anche la parrocchia si dice d’accordo a riprovare. «La Curia – dice don Moro – non acconsentì anche perché in cima al campanile ci sono già diverse postazioni autorizzate, ma è possibile che vista la situazione questa volta dia il permesso. Se i Naturalisti ritenessero ancora quella della cassetta nido per i rapaci una soluzione al problema e ripresentassero la richiesta, la parrocchia la sosterrebbe di sicuro».
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