Caso Cospalat, la difesa: «Alt a giudizi sommari. Era tutto regolare»
UDINE. Stop ai «processi sommari». Ossia al polverone di critiche sollevato dall’opinione pubblica attorno al presidente del Consorzio Cospalat, Renato Zampa, e alle altre 25 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Udine sul latte contaminato da aflatossina M1.
A chiederlo a gran voce sono i due legali che assistono buona parte degli indagati e che in questi giorni li affiancheranno negli interrogatori di garanzia davanti al gip. Il primo faccia a faccia si terrà oggi, nella casa circondariale di via Spalato, dove da giovedì è rinchiuso Zampa, l’unico dei sette indagati raggiunti da misura cautelare per il quale il giudice Roberto Venditti abbia ritenuto necessaria la custodia in carcere.
«Gli ho suggerito di chiarire, punto per punto, tutto ciò che sta scritto nell’ordinanza del gip». L’avvocato Cesare Tapparo, difensore “storico” del Cospalat e legale di fiducia, oltre che di Zampa, anche della segretaria del Consorzio, Stefania Botto, e - con la collega Maddalena Aldegheri - dei 17 allevatori coinvolti, prevede un interrogatorio lungo e complesso.
«Con le sue spiegazioni - afferma l’avvocato Tapparo -, Zampa dimostrerà come nel modus operandi del Consorzio non ci fosse alcuna frode, ma semmai la volontà di predisporre controlli ancora più restrittivi di quelli previsti in ambito europeo». La prova, per la difesa, sta scritta nelle analisi obbligatorie che tutti i produttori sono tenuti a effettuare due volte al mese sulla massa del latte.
«Dagli atti - dice il legale - emerge chiaramente come fossero sempre conformi. Il problema, qui, riguarda soltanto le analisi fatte in regime di autocontrollo». Quasi un controsenso, insomma.
«Cospalat - spiega Tapparo - è l’unico Consorzio in regione e tra i pochissimi in Italia a ricorrere all’autocontrollo per garantire maggiore qualità al prodotto. Non per niente, il tetto di soglia imposto a Pagnacco è di 30, contro il parametro di legge che da 50 è stato da poco portato a 40. Ad ogni buon conto, per quanto costantemente monitorate, le aziende che possono avere avuto problemi di criticità rispetto all’autocontrollo sono davvero pochissime».
Al centro dell’inchiesta del pm Marco Panzeri e delle indagini dei carabinieri del Nas c’è proprio questo: il presunto superamento della soglia di pericolo e il conseguente occultamento dei risultati considerati “scomodi”.
«Negli Stati Uniti e in alcuni dei Paesi del Sud America considerati virtuosi per il latte e i suoi derivati - fa notare l’avvocato Tapparo - vigono parametri di attenzione fino a dieci volte superiori a quelli fissati in ambito europeo. Altrettanto dicasi per Paesi come l’Olanda e la Croazia, dai quali pure importiamo latte e suoi derivati. Significa forse che quei prodotti, compresi i formaggi e le barrette di cioccolato, vanno considerati tossici al cento per cento?».
Per il difensore di Zampa, insomma, gli inquirenti hanno preso «un abbaglio clamoroso». Un “granchio” capace tuttavia di «inginocchiare le aziende, abbattere già il 70 per cento delle vendite e polverizzare il commercio. Scatenando nel contempo un “killeraggio” a livello di social network, media e comitati spontanei ingiustificato e ingiustificabile. Se, come siamo convinti e come dimostrerà il nostro pool di consulenti, l’inchiesta si chiuderà senza responsabili - afferma Tapparo - il danno procurato da tutta questa vicenda non sarà comunque risarcibile».
Giovedì toccherà alle socie del “Microlab snc” di Amaro, Gabriella Mainardis e Cinzia Bulfon, entrambe ai domiciliari, comparire davanti al gip. Assistite dall’avvocato Roberto Mete, sono entrambe accusate di avere fatto sparire, su espressa richiesta di Zampa, le analisi “sballate”.
«Per quanto riguarda la nostra esclusiva posizione - afferma il legale -, le attività analitiche erano regolari. Non spetta a noi, invece, entrare nel merito delle attività e dei comportamenti posti in essere da altri dopo l’acquisizione dei referti. In ogni caso, considerato il volume dell’attività investigativa, siamo impegnati a preparare i primi esperimenti difensivi, in vista dell’interrogatorio di giovedì».
Al di là degli aspetti investigativi, ciò che in particolare preme alla difesa, in questo momento, è anche restituire un po’ di pace alle proprie assistite ed equilibrio alla vicenda. «È preoccupante che da ogni parte dell’opinione pubblica - dice l’avvocato Mete - si diano già sentenze di condanna sommarie e assolutamente affrettate. È chiaro che il caso presenta una rilevanza e un impatto emotivo del tutto particolari, ma non dimentichiamo che sono in corso approfondimenti tecnici per stiabilire l’effettiva pericolosità per i consumatori».
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