Caso Cospalat, una strategia contro i furbetti: «Nuova immagine per il Friuli»
PORDENONE. Aggregazioni in casa e promozioni all’esterno perché l’agroalimentare marchiato Friuli Venezia Giulia non è quello dei “furbetti”. E’ la strategia che il vice presidente della Regione, Sergio Bolzonello, mette in campo all’indomani dell’inchiesta su Cospalat.
Se è ben vero che anche tra i conferitori del consorzio solo una minoranza, stando all’accusa, ha aggirato le norme con la regia di Renato Zampa, la vicenda è lo specchio di una realtà fragile perché frammentata. E quando s’insinuano le crepe, basta poco per imporre su scala nazionale un’immagine deformata del comparto mettendo così in ginocchio i produttori, anello debole della filiera.
Come pensa di mettere insieme i cocci di un’immagine di qualità andata in frantumi?
«Innanzitutto spiegando che il sistema è sano, i controlli sono seri e non a caso, da quanto emerge dalle intercettazioni, i nostri veterinari erano stati minacciati perché facevano il loro lavoro. Ripetendo poi che la filiera del Consorzio Montasio è immune dai conferimenti sotto inchiesta».
Difficile spiegarlo a chi legge gli echi della vicenda anche sulla stampa nazionale...
«Proprio per questo intendo accelerare una promozione molto forte dell’agroalimentare e della zootecnia abbinandola alle mete turistiche sotto la regia dell’assessorato alle Attività produttive. Il pacchetto che promuoveremo include un territorio unico, gente ospitale e prodotti di alta qualità: un’offerta affidabile come lo sono i friulani».
Insisterete col Tipicamente friulano?
«I marchi non si cambiano dopo che si sono investiti così tanti soldi. Per Tipicamente friulano il cambio di strategia riguarda la promozione che va proiettata all’esterno del nostro territorio mentre ci si è concentrati sulle sagre che sono una risorsa importante ma più di carattere turistico».
Questa vicenda deve insegnare qualcosa al territorio?
«Il Friuli contava su due grandi eccellenze: il comparto lattiero-caseario e la zootecnia che da qualche tempo sono in difficoltà. La risposta è creare un grande polo con le latterie che operano in regione e così vale anche per le stalle. Dobbiamo costruire una filiera che abbia forza competitiva. Il dato che con più evidenza fa emergere la nostra debolezza è il prezzo del latte: in regione oscilla da 0,35 a 0,38 euro al litro, mentre in Veneto viene pagato 0,4. E’ ora di superare le divisioni per concentrarsi su un progetto futuro che dia redditività a conferitori e produttori».
La Regione come può incentivare questo processo?
«Indirizzando le risorse sulle iniziative che portino all’aggregazione, salvaguardando tutta la filiera per evitare che alla fine chi lavora nelle stalle abbia poca redditività, mentre i guadagni vadano solo alla distribuzione».
Ci sono già tavoli operativi?
«Entro luglio il tavolo verde, quindi tutto il ragionamento già in essere sui fondi europei del Psr 2014-2020».
Aggregazioni e filiera: concetti che valgono solo per l’agricoltura?
«No, è un metodo da estendere. Contiamo su produzioni di qualità, ma con bassi quantitativi: così non si riesce a essere forti nei mercati. Ormai le grandi industrie in Friuli si contano sulle dita delle mani e le piccole e medie imprese, di cui siamo alfieri, non reggono se non ci sono forti poli produttivi. E’ venuto il momento di favorire le aggregazioni: serve però l’impegno non solo della politica ma di tutta la classe dirigente».
I distretti hanno esaurito il loro ruolo?
«Sì, quell’esperienza è conclusa. E’ necessario creare filiere complete, non come è accaduto con il legno dove ci mancano ancora le grandi segherie. Siamo disponibili a mettere in campo una incisiva politica industriale; mi auguro che tale atteggiamento ci sia anche tra gli operatori. Il problema è che vedo pochissimi imprenditori e tanta gente che si occupa di finanza: così la manifattura non supera la crisi. Serve un patto per il rilancio dell’economia e da parte nostra diciamo già ora che intendiamo passare dalla cultura del contributo a pioggia al finanziamento di serie politiche industriali frutto di un progetto condiviso».
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