Caso Exe, Lignano ricorre alla Corte dei Conti
Il Comune di Lignano si rivolge alla Corte dei Conti contro Exe. È tutto scritto nella relazione che il sindaco Luca Fanotto e la giunta hanno fatto mettere a verbale durante la seduta per la discussione del bilancio 2012 della controllata pubblica.
Ed è proprio in quelle tre paginette che la cittadella balneare denuncia fatture non rimborsate per oltre 400 mila euro. In sostanza il Comune – che per inciso figura fra gli azionisti, con una partecipazione del 23% – sostiene che Exe abbia commesso una serie di errori nell’emissione delle fatture per i servizi erogati. E la verifica degli uffici ha individuato una per una, tutte le voci per cui la società di raccolta dei rifiuti avrebbe applicato «prezzi superiori al pattuito», spiegano da Lignano.
Più nel dettaglio, nella relazione firmata dall’assessore all’Ambiente, Massimo Brini, si leggono le contestazioni: «Relativamente all’esercizio 2008 sono state chieste a Exe Spa regolarizzazioni contabili, ovvero emissioni di note di accredito, a fronte di fatture emesse con l’applicazione di prezzi unitari superiori al pattuito per complessivi 358 mila euro». Medesimo copione per l’anno successivo, quando «risultano contestate dall’amministrazione comunale fatture per 86 mila euro».
Contestazioni notificate con sette diverse raccomandate cui il Comune non avrebbe mai ricevuto risposta. Tant’è che nella relazione messa a verbale durante la discussione del bilancio di Exe, il 15 luglio, si sottolinea che «la partecipata Exe non ha dato riscontro a nessuna delle predette richieste di verifica obbligatoria della situazione debitoria e creditoria».
E infatti, «nei documento di approvazione del rendiconto di esercizio finanziario del 2012 (...) e nella relazione dell’organo di revisione si è evidenziato che Exe, nonostante i solleciti, non ha trasmesso la certificazione dei saldi contabili al 31 dicembre 2012». C’è poi la questione Pantanel, il centro di raccolta che è l’ago della bilancia di una contesa fra Exe e Comune di Lignano.
«Si ricorda che il contratto di in house providing (la gestione in proprio, ndr) stipulato per 25 anni dal 2006 per la gestione del centro di raccolta è cessato il 31 dicembre 2010, in quanto la società Exe non rientrava entro i vincoli stabiliti dalla legge 133 del 2008», si legge ancora nel documento che, poche righe sotto, precisa: «Lo statuto e la gestione delle società non rientrava, tra l’altro, nelle modalità possibili di affidamento diretto, cioè senza gara, in in house providing mancandone i presupposti, con particolare riguardo per il controllo analogo che hanno portato obbligatoriamente alla cessazione del contratto». L’amministrazione chiede anche che sia stralciata dal bilancio Exe la frase che descrive l’attuale centro di raccolta di Lignano come «un’eco piazzola precaria, itinerante e normativamente border line» perché «non ha nulla a che vedere con la situazione contabile».
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