Caso “Giò”, si apre un contenzioso sul risarcimento

Il Comune di Gorizia contro il Ministero dell’istruzione. Tra ente municipale e dicastero si apre una querelle giudiziaria in relazione alle richieste di risarcimento legate a uno dei più tragici fatti di cronaca degli ultimi anni, la morte di Giuseppe “Giò” Schilirò, il bambino di 9 anni investito il 10 ottobre 2000 da un autobus di Amg, l’allora azienda multiservizi municipalizzata.
Il veicolo, su incarico del Comune, fungeva da navetta per gli alunni della scuola elementare “Frinta”, all’epoca trasferita per lavori nel plesso di via Grabizio. Una vicenda dalla quale era scaturito un lungo iter giudiziario conclusosi nel marzo del 2008 con la conferma delle condanne per concorso in omicidio colposo da parte della Corte di cassazione. Una conferma integrale delle conclusioni della Corte d’appello di Trieste secondo la quale i responsabili della morte di “Giò” erano l’autista del mezzo Giacomo Ungaro e la dirigente dell’Ufficio istruzione e attività educative del Comune Manuela Salvadei, ma anche, seppur sotto il profilo esclusivamente civilistico, l’ingegner Carlo Mistretta, direttore di quella che all’epoca era l’Amg e che si fuse nel 2003 assieme ad altre due società per dare vita da Iris spa. Era stata così accertata la responsabilità solidale di Ungaro, Salvadai e Mistretta e quindi, in base all’articolo 2049 del codice civile, di Iris spa, del Comune di Gorizia e del Ministero dell’istruzione, per un risarcimento danni di complessivi 316.060,31 euro.
A seguito della richiesta di pagamento tutte le parti (ovvero le loro compagnie assicurative) hanno provveduto al versamento del dovuto, ad eccezione proprio del Ministero dell’Istruzione. Il dicastero è coinvolto nella vicenda giudiziaria in relazione al ruolo della maestra del piccolo “Giò”, Lelia Bubnic, alla quale si addebitava di non aver “vigilato” sui bambini all’uscita della scuola e che aveva patteggiato già nel gennaio del 2003 otto mesi, sospesi con la condizionale. Il Ministero, un mese fa, ha appellato la sentenza ritenendo che nessuna responsabilità nell’incidente possa essere attribuita alla maestra: i legali del dicastero sostengono che le funzioni e le conseguenti responsabilità dell’insegnante si erano arrestate al cancello della scuola, oltre il quale la responsabilità sarebbe gravata esclusivamente sull’ente organizzatore del servizio di trasporto degli alunni, ovvero sul Comune di Gorizia, o comunque sul conducente dell’autobus. Eventuali accordi informali, secondo i quali la maestra avrebbe fatto cenno all’autista affinché partisse, sarebbero stati assunti a titolo personale e pertanto non idonei a fondare una responsabilità del Ministero.
Nel frattempo la richiesta di risarcimento è stata rivolta esecutivamente nei confronti di Iris (l’obbligazione, come detto, è in solido tra tutte le parti) per ottenere dalla spa “erede” dell’Amg il pagamento della quota di competenza del Ministero.
La giunta comunale ha però approvato, adesso, la delibera per costituirsi contro l’appello promosso dal ministero per la riforma della sentenza ed evitare di doversi fare carico dell’ulteriore esborso.
Piero Tallandini
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