Caso Mose, indagato un commercialista

Perquisito il suo studio in viale Duodo a Udine: nel mirino false fatturazioni emesse da società di comodo in Astria
Panoramica aerea del cantiere del Mose alla bocca di porto di Malamocco, in una recente immagine. ANSA/Ufficio Comunicazione CONSORZIO VENEZIA NUOVA/
Panoramica aerea del cantiere del Mose alla bocca di porto di Malamocco, in una recente immagine. ANSA/Ufficio Comunicazione CONSORZIO VENEZIA NUOVA/

UDINE. Mentre in Veneto ci si prodigava a pilotare le gare per l’aggiudicazione dei lavori del Mose, in Friuli c’era chi studiava la maniera per gonfiare i costi attraverso società di comodo, con sede formale all’estero e gestione effettiva in Italia.

Ecco perchè, ieri, l’inchiesta della Procura di Venezia sulle attività del Consorzio “Venezia Nuova” - di cui riferiamo anche a pagina 8 - si è allargata fino a Udine.

È qui che, secondo gli inquirenti lagunari, sarebbe stato ideato il sistema delle false fatturazioni.

A “brevettarlo” e servirsene a propria volta sarebbe stato il commercialista Alessandro Pasut: 63 anni, specializzato in fiscalità internazionale e con le mani da tempo in pasta in Austria, dove quelle società venivano di volta in volta aperte, certe di contare su uno “scudo” normativo in grado di rendere meno tracciabile a eventuali accertatori stranieri il percorso del denaro.

La Guardia di finanza di Udine ha bussato al suo studio, al civico 34 di viale Duodo, nella mattinata di ieri. Delegate della perquisizione dal pm veneziano Paola Tonini, le Fiamme gialle hanno lavorato per ore, alla ricerca di documenti, contabili e non, relativi alle attività professionali di Pasut e alla numerose società di cui è stato, o è ritenuto essere stato, l’amministratore di fatto.

Il bilancio della giornata si conoscerà soltanto nei prossimi giorni.

La perquisizione - una delle 140 condotte in contemporanea in varie regioni - è terminata in tarda serata con il sequestro di diverso materiale. A Pasut i finanzieri hanno notificato anche l’avviso di garanzia proprio in relazione a una serie di presunte false fatturazioni.

Il commercialista udinese risulta quindi una delle cento persone iscritte sul registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta che, proprio ieri, è culminata nella notifica di 14 provvedimenti restrittivi: sette, tra cui anche Giovanni Mazzacurati, già presidente e direttore generale del Consorzio “Venezia Nuova”, sono finiti ai domiciliari per turbativa d’asta e altrettanti, per lo più rappresentanti legali delle società tramite le quali il Consorzio gestisce gli interventi di salvaguardia di Venezia, sono stati sottoposti all’obbligo di dimora.

L’attività dei finanzieri ha coinvolto anche una piccola società di Pordenone che, al Consorzio “Venezia Nuova”, si occupa di rilievi cartografici: nessun indagato, in questo caso, ma soltanto l’acquisizione di documenti.

Stando a quanto riferito dal colonello Renzo Nisi, comandante del Nucleo di Polizia tributaria di Venezia, il ruolo di Pasut, pur se marginale rispetto all’intero impianto accusatorio, sarebbe stato comunque determinante ai fini dell’ideazione e del successivo impiego di strumenti societari di comodo.

Le cosiddette “scatole cinesi”: ditte con residenza e conto corrente austriaco - scelta per nulla casuale, visto che Oltralpe agli imprenditori è garantito un fortissimo segreto bancario -, ma di fatto gestite dall’Italia, secondo criteri finalizzati, sempre secondo gli inquirenti, a moltiplicare le fatture e trattenerne la differenza, per creare e alimentare fondi neri.

Di Pasut le cronache giudiziarie si erano occupate già lo scorso agosto, quando il tribunale di Klagenfurt lo aveva condannato a tre anni di reclusione (di cui due con sospensione condizionale) per infedelta patrimoniale.

Al centro del procedimento, la distrazione di 3 milioni di euro affidatigli fiduciariamente da alcuni clienti, in qualità di consulente finanziario - incassi in nero che avrebbe dovuto riciclare fra una trentina di società di comodo costituite tra l’Austria, le Isole Vergini e l’Ungheria -, e di altri 800 mila euro, trasferiti su un conto belga tramite la Raiffeisen Bank, con addebito su un conto inesistente. Vicino agli ambienti politici della Lega Nord, fino al 2006 Pasut era stato sponsor delle squadre di hockey su ghiaccio di Pontebba e Villacco.

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