Caso mtb-Cai, tutti contro la “chiusura” dei sentieri

Netta presa di posizione del sindaco di Sauris, di Carnia Welcome e Federalberghi: «Non ci stiamo a trasformare la nostra montagna in una riserva indiana»

TOLMEZZO. «Pare vogliano fare della montagna una riserva indiana: noi non ci stiamo». Cozza contro un muro di contrarietà la proposta della commissione del Cai che denuncia il troppo affollamento in montagna da parte di chi usa la mountain bike e minaccia di dismettere la gestione dei sentieri adibiti a tale attività.

In Carnia esistono diverse proposte di itinerari che invitano a utilizzare la bici da montagna: ci sono le vie delle malghe di Forni di Sopra, Sauris e Forni Avoltri, i percorsi tematici sullo Zoncolan e le escursioni di ciclo-alpinismo con anelli sul monte Crostis e in val di Gorto, sulla valle del But, Cason di Lanza con Treppo Carnico e Paularo.

Percorsi, questi ultimi transfrontalieri, che si collegano con percorsi ad anello con le vicine vie delle malghe austriache. Percorsi richiesti da un turismo in evoluzione, che non si accontenta più solo delle escursioni a piedi, ma che predilige l’uso di arrampichino e cavalli.

«Lungo la via delle malghe – attacca il sindaco di Sauris Stefano Lucchini – transitano i pastori anche con i trattori. Non vedo che male possano fare alcuni passaggi di persone in groppa alle mtb». I sentieri Cai in queste zone intersecano con le strade che portano alle malghe. «A tratti seguono tout court le strade attrezzate per mezzi pesanti, per cui non si capisce che danno possano recare all’ambiente».

Chiede condivisione sugli obiettivi il sindaco Lucchini. «Occorre accomodarsi su piani paritetici per verificare la possibilità di coabitazione delle varie filosofie che intendono utilizzare la montagna».

No assolutamente alla creazione di riserve indiane, ma utilizzo sostenibile e razionale del territorio, di cui chi abita la montagna si ritiene il vero depositario del viverci. «Il numero di quanti frequentano le nostre montagne con la bicicletta non è elevato – prosegue Lucchini – permettendo un’eco-sostenibilità di questa attività. Serve un tavolo di concertazione, ma chiediamo siano anche quanti vogliono frequentare la montagna a piedi o in sella a cavalli, per non escludere alcuno, oltre agli operatori che investono e vivono in montagna. È chiaro che si possono mettere dei limiti a passaggi su certi sentieri dopo forti acquazzoni, ma vietare l’uso della mountain bike in assoluto mi pare una strada impercorribile».

Una tesi sostenuta anche da Carnia Welcome con il suo presidente Massimo Peresson. «L’Unione europea nel prossimo quinquennio finanzia i progetti che prevedono l’accesso in montagna con le mtb; la richiesta del Cai mi sembra fuori luogo e fuori tempo. Per nostra sfortuna non sono in molti a frequentare le nostre montagne. Chiuderci anche a questi pochi turisti, che tra l’altro praticano quella che è comunemente definita una attività eco-sostenibile, rischia di far chiudere la montagna».

Più categorica Paola Schneider, presidente regionale di Federalberghi. «Se il Cai intende dismettere la gestione dei sentieri frequentati dai possessori di mountain bike lo faccia pure, vuol dire che ci attrezzeremo diversamente per il mantenimento di questi tracciati. Non si può pensare oggi a un turismo che si avvicina alla montagna solo a piedi, non è sostenibile per la già scarna economia montana».

Chiude la Schneider «Forse gli albergatori non sono la categoria più verde, ma non intendiamo svalorizzare il nostro territorio deturpandolo né, tanto meno, divenire una riserva indiana».

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