Caso multe, 10 mesi all’ex vicecapo dei vigili

Accusa di rivelazione di segreto d’ufficio sul caso delle multe archiviate. Diecimila euro di risarcimento danni al Comune di Pordenone 
foto missinato comandante polizia municipale
foto missinato comandante polizia municipale

PORDENONE. Accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, l’ex vicecomandante della polizia municipale di Pordenone, Sergio Bagolin, 63 anni, residente a Valvasone, è stato condannato con rito abbreviato, dal giudice per l’udienza preliminare Piera Binotto, a dieci mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per lo stesso tempo, e a risarcire diecimila euro al Comune capoluogo per danno d’immagine e alla rifusione delle spese legali.

Il pubblico ministero, procuratore Marco Martani, aveva chiesto la condanna a un anno e a pari interdizione, il difensore, l’avvocato Paola Tanzi, l’assoluzione e, in subordine, il minimo della pena. Secondo il capo di imputazione, violando i doveri inerenti le funzioni di servizio, avrebbe divulgato l’esistenza di atti di indagine ancora in fase segreta ad alcuni consiglieri comunali di Pordenone.

Nell’estate 2011 Bagolin aveva depositato un esposto alla guardia di finanza nel quale ipotizzava che alcune contravvenzioni fossero state archiviate al di fuori dei casi previsti dal Codice della strada, ovvero quando le contestazioni vengono ritenute infondate; multe perlopiù elevate a militari americani nel frattempo rientrati in patria. A seguito dell’esposto, il pubblico ministero Federico Facchin aveva ordinato l’acquisizione dei verbali “sotto accusa” al comando della polizia municipale di Pordenone.

Il 22 novembre 2011 un consigliere comunale aveva ricevuto una lettera anonima che svelava l’indagine della guardia di finanza e l’aveva consegnata al comandante della Municipale. Il 7 dicembre successivo all’interno di una fotocopiatrice del comando venne rinvenuto un foglio manoscritto nel quale erano annotati nomi e indirizzi di casa di tre consiglieri comunali: uno coincideva con quello che aveva ricevuto la missiva.

La procura dispose una perquisizione domiciliare e nell’ufficio dell’ex vicecomandante, che presentò le dimissioni. Durante le indagini venne rinvenuto «ampio materiale manoscritto» utile per una comparazione tra le missive anonime e il manoscritto rivenuto, e le minute di altre lettere anonime sulla polizia municipale.

I tre consiglieri comunali vennero sentiti dai carabinieri della polizia giudiziaria: uno aveva conservato la busta, che permise così la comparazione calligrafica.

L’avvocato Paola Tanzi ha impostato la difesa in punto di diritto: la notizia di reato tecnicamente non era segreta in quanto, avendo ricevuto l’atto, altri la sapevano. Il legale di Bagolin si è peraltro riservata di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se presentare o meno appello.

Nel frattempo l’indagine parallela della guardia di finanza – quella svelata che ha originato il procedimento contro Bagolin – era stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della procura. E’ ancora aperto, invece, un procedimento alla Corte dei conti per danno erariale.

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