Caso Regeni, un testimone: “Gli 007 inscenarono una rapina finita male”

Nelle ultime settimane dieci persone in Egitto si sono fatte avanti con gli inquirenti affermando di avere notizie sul caso Regeni, di questi solo tre sono state ritenute attendibili

Parents of Giulio Regeni, Claudio (L) and Paola, show the picture of a mural made upon a wall in Berlin, by Egyptians writers, with the image of their son and a stylized cat during a press conference at the Italian Senate, 04 April 2017. Regeni's parents appealed to Pope Francis to bring up the case of the Italian student tortured and murdered in Cairo when he visits Egypt on April 28-29. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Parents of Giulio Regeni, Claudio (L) and Paola, show the picture of a mural made upon a wall in Berlin, by Egyptians writers, with the image of their son and a stylized cat during a press conference at the Italian Senate, 04 April 2017. Regeni's parents appealed to Pope Francis to bring up the case of the Italian student tortured and murdered in Cairo when he visits Egypt on April 28-29. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

FIUMICELLO. Gli 007 egiziani sapevano della morte di Regeni già il 2 febbraio del 2016, il giorno prima del ritrovamento «ufficiale» del corpo, e per deviare l'attenzione da loro «inscenarono una rapina finita male». È quanto emerge da una testimonianza, ritenuta attendibile dai magistrati italiani, e depositata in vista dell'udienza gup di Roma del 29 aprile prossimo e che vede imputati quattro agenti della National Securety del Cairo. 

Nei confronti degli 007 egiziani, il procuratore Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco, contestano reati, a seconda delle posizioni, di sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Nelle ultime settimane, si apprende, dieci persone in Egitto si sono fatte avanti con gli inquirenti affermando di avere notizie sul caso Regeni, di questi solo tre sono state ritenute attendibili. I «dati probatori apportano nuovi elementi conoscitivi su fatti già acquisiti», secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie. In base a quanto era emerso nell'atto di chiusura delle indagini, il 10 dicembre scorso, cinque testimoni avevano fornito tasselli di «verità » su quanto avvenuto al Cairo. Secondo i testi il torturatore di Giulio fu il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Fu lui, insieme a soggetti rimasti ignoti, a portare avanti per almeno nove giorni le sevizie avvenute in una villetta in uso ai servizi segreti nella periferia della capitale egiziana.

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