Caso Resinovich, all’ex Opp di Trieste il test sulla temperatura

L’ex capo del Ris di Parma, Garofano, e il medico legale Barisani vogliono avere risposte sul possibile ruolo del microclima dell’area sulla conservazione del corpo
Laura Tonero

Delle sonde sistemate giovedì in quella porzione nell’area dell’ex Opp dove, il 5 gennaio 2022, era stato trovato il cadavere di Liliana Resinovich, rileveranno la differenza di temperatura che c’è tra quel punto del parco di San Giovanni e il centro città.

Il test – utile a capire quanto la temperatura possa aver inciso sulla conservazione del corpo – è stato avviato dai consulenti ingaggiati da Sebastiano Visintin, il marito della 63enne.

Così un tecnico ha posizionato i dispositivi alla presenza del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma in congedo dall’Arma e genetista forense, e del medico legale Raffaele Barisani, i professionisti che con l’avvocato Paolo Bevilacqua affiancano Visintin in qualità di parte lesa. Presente anche personale della Squadra mobile.

Era la prima volta che Garofano veniva a Trieste per compiere un sopralluogo nei luoghi chiave di questo giallo. Intorno alle 12.30, sempre accompagnato da Barisani, è entrato nell’appartamento al primo piano del civico 2 di via Verrocchio, da dove Liliana si è allontanata il 14 dicembre 2021 e dove, ancora oggi, vive il marito.

Lì dentro tutto parla ancora di Lilly, delle sue abitudini, della sua quotidianità. Guardare quelle stanze, quella semplicità delle foto appese alle pareti, dei cuori ritratti ovunque e della collezione di piccoli soprammobili avrà certamente offerto all’ex Ris uno spaccato della vita di quella donna e, più in generale, della coppia.

Garofano ha poi analizzato il percorso che la donna avrebbe fatto per raggiungere l’ex Opp, e da un confronto con Visintin è emerso come la donna potrebbe aver raggiunto quel punto del parco anche salendo per poche fermate sull’autobus della linea 12 che attraversa il comprensorio.

Tornando a quanto è emerso dalle rilevazioni della temperatura che, vista la pioggia di ieri, avranno forse bisogno di qualche giorno per restituire un dato più definito – da un primo confronto sembra sia emersa una differenza di temperatura di cinque gradi tra via Giulia o via Battisti per intenderci e quel punto del boschetto – per ora c’è il massimo riserbo.

Quello che puntano a capire Garofano e Barisani, partendo dai dati sulle temperature delle giornate tra la scomparsa di Liliana e il ritrovamento del suo corpo, è se, appunto, il microclima di quell’angolo dell’ex Opp possa aver inciso sulla decomposizione del cadavere. Le folte chiome degli alberi che non lasciano passare neppure un raggio di sole, la bassa vegetazione, la vicinanza con quella sorta di burrone, l’altezza di quel punto del parco di San Giovanni possono aver giocato un ruolo nella conservazione del corpo? Visintin, presente al sopralluogo, alla fine ha preferito non rilasciare dichiarazioni, limitandosi a testimoniare «un immenso dolore, perché non ero mai stato nel punto preciso dove è stata ritrovata mia moglie».

L’uomo riferisce come fino all’altro ieri «mi ero spinto solo fino all’esterno di quella boscaglia, restando fuori da quel perimetro delimitato dalla rete anche quando avevo preso parte a un sopralluogo con l’avvocato Bevilacqua: non trovavo la forza, mi faceva troppo male, ma ieri – conclude – per rispetto dei professionisti che mi stanno affiancando nella ricerca della verità, ho dovuto farlo».

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