Caso vaccini, rabbia e paura dei genitori
CODROIPO. Li faceva posizionare sul lettino, distesi supini. E poi invitava i genitori a prendere le mani dei loro figli e a distrarli, distogliendo di fatto lo sguardo di mamma e papà dall’iniezione sulla gamba. Altre volte, invece, li faceva sedere. E la prassi, poi, era sempre la stessa. Quel che è certo è che in ambulatorio Emanuela Petrillo, l'assistente sanitaria al centro dello scandalo delle finte immunizzazioni, era sempre da sola.
Lo dicono tutte le mamme arrivate ieri al distretto sanitario di Codroipo dove è partita la campagna di rivaccinazione che interesserà 7 mila bimbi. Una ventina i piccoli – tra quelli che fanno parte del campione dei 200 sottoposti ad analisi per verificarne il grado di copertura immunitaria – richiamati nel pomeriggio.
Una giornata lunga nell’attesa del proprio turno. I bimbi ingannano il tempo con matite colorate e sfogliando libri di favole. Le mamme li tranquillizzano. Difficile, però, nascondere la preoccupazione. E la rabbia. Si sentono tradite. Perché loro di Emanuela Petrillo si fidavano. Lei così gentile, così rassicurante. Erano loro a cercarla e sono state le prime a dispiacersi quando dopo sei anni (dal 2009 al 2015) entrò in servizio a Treviso.
«Sono molto arrabbiata - racconta Chiara Pressacco di Codroipo -, all’inizio non riuscivo a credere che fosse vero. Il mio bimbo ha fatto le vaccinazioni nel 2010. Non è ammissibile quanto è successo». Si aspetta, anche per oltre un’ora e mezza. Maira Ecoretti di Lestizza è qui senza la sua bimba.
«Sono venuta per sapere il responso del prelievo e per chiedere tutte le informazioni – racconta -. Su nove vaccini che ho fatto dal 2013 tutte le volte lei era da sola nella stanza. Ricordo che ti metteva a tuo agio, ti diceva di distrarre la bambina mentre lei avrebbe fatto l’iniezione e ricordo che la bambina non pianse. Adesso sono terrorizzata.
Chi mi assicura che non ci siano delle conseguenze negative a rifare tutti i vaccini? Come posso stare tranquilla dopo che la nostra fiducia è stata tradita?». Una mamma di Mortegliano, che preferisce mantenere l’anonimato, esce dall’ambulatorio. Il suo piccolo è appena stato rivaccinato per la meningite mentre per gli altri vaccini è risultata una copertura bassa. «Mi aveva rassicurato - racconta - e io non capisco come si sia potuta prendere il diritto di decidere di non fare correttamente le vaccinazioni».
Si confrontano le mamme. Anche nei gruppi su whatsapp come ci racconta Samira Jbairi, marocchina residente a Codroipo. «In questa chat – racconta -, condividiamo gli articoli, le informazioni, ci scriviamo per scambiarci le opinioni. Solo due mesi fa mi avevano detto che il mio bambino, l’ultimo di quattro, sarebbe stato a posto con le vaccinazioni per un po’ di tempo. E adesso invece ci ritroviamo qui di nuovo».
I bambini vengono chiamati in un primo ambulatorio e poi in un secondo per le vaccinazioni. Tra i genitori c’è chi ha dovuto prendere un permesso di lavoro e non esita a definire questa vicenda «allucinante». «Quando ti senti dire che tuo figlio non era coperto - dichiara Marco Bovo di Camino al Tagliamento - ti sale una grande paura. Noi l’abbiamo vaccinato nel 2012 e adesso dobbiamo vedere se la sorella risulta coperta o meno. Me la ricordo l’assistente sanitaria.
Era gentile, aveva fatto sedere il bimbo e ci aveva detto di distrarlo ed era sempre sola in laboratorio». Lo conferma anche Serena De Monte di Mereto di Tomba.
«Sì non c’era mai nessuno con lei - dichiara -. Io chiedevo proprio che fosse lei a fare i vaccini perché la ritenevo molto brava, io come tante mamme qui. Ricordo che al secondo vaccino mio figlio aveva avuto una reazione e gli faceva male se perfino gli sfioravo la gamba. Era difficile, se ci ripenso, vedere effettivamente l’ago perché oltre al fatto che in quel momento sei impegnata a distrarre e tranquillizzare tuo figlio l’assistente sanitaria utilizzava comunque un batuffolo di cotone con cui lo copriva».
Una giornata, quella di ieri, iniziata al mattino con i prelievi ad altri bambini per verificarne la corretta immunizzazione.
«Adesso aspettiamo il responso - dice all’uscita del distretto Jenni Dazzan -. Io me la ricordo bene Emanuela Petrillo, operava da sola, era disponibile. In quel momento a me è sembrato che tutto si fosse svolto in maniera regolare, non mi aveva fatto venire il minimo dubbio». Le mamme se ne vanno prendendo i loro bimbi per mano. Rassicurandoli. Mentre loro sicure non lo sono affatto. E sperano che con la campagna di rivaccinazione questo, diventato per molte un incubo, finisca in fretta.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto