Caso Villaggio internazionale Imprenditore condannato

Arrivano le prime sentenze per il caso del Villaggio Turistico Internazionale, lo stabilimento di 25 mila metri quadrati sull’arenile di Bibione – diretto da Alberto Granzotto – finito sotto sequestro e al centro di un’inchiesta per l’occupazione abusiva di un tratto di litorale del demanio marittimo e di abuso d’ufficio e turbativa d’asta per due tecnici del Comune di San Michele.
Ieri pomeriggio il giudice Rodolfo Piccin del tribunale di Pordenone ha condannato Granzotto ad un anno (pena sospesa) per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativa al primo dei due bandi contestati, più il pagamento di mille euro di multa. È stato invece assolto insieme a Ivo Rinaldi (all’epoca dei fatti dipendente del Comune di San Michele, difeso dall’avvocato Benincampi) per il secondo bando relativo al 2018. Rinviato all’8 aprile invece il processo per Alberto Gherardi (difeso dagli avvocati Tirri e Stocco), che ha optato per il processo ordinario e non per il rito abbreviato che prevede tempi più celeri e uno sconto di pena in caso di condanna.
L’avvocato Marco Vassallo, difensore di Granzotto, ha fatto sapere che sulla decisione sarà fatto ricorso in corte d’appello.
La vicenda ha origine nel 2016, con una prima asta per l’attribuzione della spiaggia, scaduta la concessione al Villaggio Turistico Internazionale. A finire sotto indagine erano stati Gherardi, Rinaldi e Granzotto: i primi due dipendenti del Comune di San Michele al Tagliamento e rispettivamente, all’epoca dei fatti, primo dirigente responsabile del servizio demanio marino del Comune, e dirigente del settore lavori pubblici del Comune; Granzotto era invece socio di rifermento della VTI e titolare della concessione demaniale dell’area di 25.800 metri quadri di spiaggia.
L’inchiesta della Procura di Pordenone, competente per territorio, ha riguardato la verifica della regolarità della procedura di gara bandita nel giugno 2016 dal Comune per la nuova aggiudicazione della concessione demaniale marittima per l’utilizzo della spiaggia, già rilasciata nel 2011 alla VTI, con scadenza a dicembre 2016.
Secondo l’accusa, rappresentata dal procuratore Raffaele Tito, la prima gara (poi annullata dal Tar)prevedeva l’obbligo per il vincitore di versare al concessionario uscente un indennizzo da 11 milioni di euro, corrispondente al valore dell’impresa titolare della concessione stabilito sulla base di una perizia prodotta dalla stessa società uscente. Un valore «esorbitante» per il quale poi i giudici amministrativi avevano azzerato tutto. Nel 2018, per l’accusa Granzotto si sarebbe accordato questa volta con Rinaldi, dirigente del Comune, prevedendo una clausola che prevedeva che l’eventuale nuovo concessionario pagasse 2, 246 milioni alla Vti quale indennizzo d’impresa per la smobilitazione dei beni, salvo accordi tra le parti.
Per questo bando, però il tribunale di Pordenone ha assolto sia Granzotto sia Rinaldi. —
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