Cassa integrazione per mille dipendenti

L’ad unico Sachs annuncia la richiesta di concordato preventivo e la chiusura di tutti i punti vendita
Udine 11 luglio 2013 dayli Copyright Petrussi Foto Press/Turco
Udine 11 luglio 2013 dayli Copyright Petrussi Foto Press/Turco

UDINE. Sugli scaffali non c’è che qualche prodotto superstite. Le vetrine sono ormai del tutto spoglie. La gente passa, guarda e tira dritto. «Sarà chiuso» è il pensiero dei più. E invece, la maggior parte dei negozi Dayli chiusa non è. Non ancora. I dipendenti aprono regolarmente le serrande al mattino, pronti a trascorrere l’ennesima giornata lavorativa, fatta - più che di scontrini - di spiegazioni ai pochi clienti che ancora varcano la soglia dei negozi. «Ne entreranno forse 25 al giorno», racconta una commessa del punto vendita di Lignano City dove ai tempi d’oro era difficile farsi largo, tanto era la calca. Oggi invece non c’è nessuno.

Durante l’ultimo incontro con le organizzazioni sindacali l’amministratore unico di Dayli Italia, Giancarlo Sachs, ha annunciato l'intenzione dell’azienda di chiedere l’ammissione al concordato preventivo in bianco al tribunale e contestualmente di mettere in cassa integrazione straordinaria a zero ore tutti i 1022 dipendenti che il gruppo ha nel Paese.

Procedure che in soldoni significano una cosa sola: i circa 300 negozi del gruppo, di cui circa 90 in Fvg, sono destinati ad abbassare le serrande (salvo una trentina che in un primo periodo dovrebbero raccogliere e vendere tutta la merce rimasta) e gli oltre mille lavoratori, oltre 250 occupati in regione, a restare a casa. Sperando nella cassa integrazione straordinaria. A oggi però molti lavoratori sono ancora nei negozi. «Costano circa 70 mila euro al giorno e se consideriamo che al momento gli incassi si fermano ad appena 30, massimo 40 mila euro il paradosso è evidente», dichiara a Diego Marini di Fisascat Cisl aggiungendo che «in questi giorni, stando a quanto annunciato da Sachs, sarà presentato il concordato. Vedremo se il tribunale lo accetterà». A questa speranza si lega la possibilità di accedere a un periodo di cassa integrazione straordinaria a zero ore che sarà oggi oggetto di esame congiunto in sede ministeriale, mentre a margine dell’incontro le parti sociali incontreranno i tre commissari neonominati dall’azienda per discutere di quanto accadrà nel prossimo futuro.

Le perplessità nutrite dalle parti sociali sono molte. Legate in particolare alla delicata situazione finanziaria di Dayli che giorni addietro aveva già fatto dubitare Francesco Buonopane, segretario di Filcams Cgil Udine, sulle chances dell’impresa di essere ammessa al concordato. Se ante crisi la liquidità residua del gruppo era di circa 800 mila euro, pagate le 14esime (che non tutti i lavoratori hanno però ancora ricevuto), è ormai limitatissima. In più, la società non è proprietaria dei locali che ospitano i negozi, ma delle sole licenze. «A chiudere è un’azienda di mille lavoratori - rileva Buonopane -. Non abbiamo mai creduto a quel che ci raccontava la società e mi viene oggi da dire che forse avremmo potuto fare di più. Uno sciopero non avrebbe cambiato le cose? Avremmo almeno potuto provarci».

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