«Casse comunali bloccate» La Regione proroga i bilanci FOTO

Il presidente dell’Anci Pezzetta: «Stiamo mettendo a rischio molte imprese» Appello dei sindaci alla giunta. Possibilità di chiudere i conti fino al 30 settembre
Gemona 15 Luglio 2013 incontro sindaci Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /turco
Gemona 15 Luglio 2013 incontro sindaci Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /turco

GEMONA. «O gli spazi finanziari arrivano o domani i nostri uffici saranno presi d’assalto dai legali delle imprese. I decreti ingiuntivi sono già pronti».

In questa situazione, denunciata senza giri di parole dal sindaco di Gemona, Paolo Urbani, versano i Comuni del Fvg dai 5 mila abitanti in su, fino a Trieste. Colpa del patto di stabilità che ingessa la capacità di spesa degli enti locali impedendogli di far fronte al pagamento dei lavori già eseguiti nel 2012 dalle imprese e bisognosi oggi di spazi finanziari per 90 milioni di euro. Riunita ieri nella città pedemontana sotto l’egida di Anci, un’ottantina di sindaci ha dato voce a un vero e proprio grido d’allarme rivolto alla Regione.

Un invito a intervenire, e presto, che è stato il presidente dell’associazione in Fvg, Mario Pezzetta, a formalizzare in apertura della seduta, ospitata nella sala consiliare dell’antico palazzo comunale, presente un nutrito gruppo di consiglieri regionali. «Servono 90 milioni di spazi – ha tagliato corto Pezzetta – e visto che di nuovi dallo Stato non ne arriveranno, chiediamo alla Regione di verificare se c’è la possibilità di differire qualche spesa non urgente così da creare possibilità di manovra immediate tali da consentire ai Comuni di pagare le imprese ed evitare che portino i libri in tribunale».

Imprese che nel caso del Comune di Trieste – la maggiore stazione appaltante dell’intera regione – sono costrette ad attendere i pagamenti anche fino a 300 giorni, quando l’ente – lo ha sottolineato l’assessore Laura Famulari – ha una capacità di spesa pari a ben 65 milioni, ma per effetto del patto ne può spendere solo 24.

I toni si sono surriscaldati a più riprese, sull’onda degli interventi dei sindaci che hanno testimoniato la difficoltà dei rispettivi enti a far fronte anche a spese minori, ma necessarie. Dalla manutenzione degli edifici scolastici – che gli amministratori hanno chiesto di svincolare dal patto – a quella del verde. Dario Angeli, sindaco di Remanzacco, ha chiesto che l’intervento regionale sia rapido «perché se gli spazi finanziari si liberano a settembre, noi, con i tempi della pubblica amministrazione, non riusciamo a pagare le imprese per fine dell’anno».

Praticamente in tempo reale, l’assemblea ha saputo del decreto firmato ieri dall’assessore regionale Paolo Panontin, che ha prorogato al 30 settembre il termine per l’approvazione dei bilanci. Slittamento che – hanno denunciato i primi cittadini – rischia di risultare inutile se dalla Regione non arriverà un aiuto finanziario concreto.

Quanto a Ici e Tares, il primo cittadino di Talmassons, Piero Mauro Zanin, ha paragonato il ruolo dei sindaci a quello dello sceriffo di Nottingham, «costretti a chiedere ai poveri (la gente) per dare ai ricchi (lo Stato). Spieghi l’Anci ai nostri cittadini il senso di Ici e Tares perché quando ricevono bollette salate guardano noi Comuni».

In materia di patto di stabilità e di extra-gettito Imu, Urbani ha proposto all’assemblea le sue ricette: impiegare il surplus dell’imposta municipale per liberare spazi finanziari e dividere equamente l’extra-gettito tra tutti i Comuni. In coda all’incontro sono intervenuti i consiglieri regionali.

Diego Moretti (Pd) ha assicurato che la Regione è al lavoro per individuare ulteriori spazi finanziari nelle prossime settimane, anche attraverso la rinegoziazione dei mutui con la Cdp. Alessandro Colautti (Pdl) ha invece indicato nella cessione del credito, dai Comuni al Mediocredito, la possibile soluzione per superare la situazione di emergenza.

“Per la prima volta in Anci”, ha assicurato Pezzetta, si è parlato anche di terzo mandato dei sindaci. In difesa del ruolo esercitato dai primi cittadini sono intervenuti Renato Carlantoni (Tarvisio), «due mandati va bene, ma allora siano due per tutti«, e Roberto Fedele (Trivignano Udinese), «è l’ultima categoria rimasta credibile, che non prende contributi se alle spalle non ha una posizione previdenziale propria». Carlantoni ha rincarato la dose sulle comunità montane. «La giunta regionale ha anche deciso, senza nemmeno consultarci, di commissariare il liquidatore, ma poi?».

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