C’è chi utilizza anche il veleno contro l’invasione di cinghiali

CANEVA. Cinghiali avvelenati tra Sarone e Caneva. Gli animalisti di Meta hanno segnalato una carcassa di un ungulato cosparsa di calce viva. «I bracconieri hanno avvelenato un cinghiale e caricato l’u...
CANEVA. Cinghiali avvelenati tra Sarone e Caneva. Gli animalisti di Meta hanno segnalato una carcassa di un ungulato cosparsa di calce viva. «I bracconieri hanno avvelenato un cinghiale e caricato l’ungulato morto in un furgone – ha ricostruito i fatti Francesca Fedrigo, presidente Meta –. Quindi hanno gettato la carcassa del povero animale non lontano da una zona abitata, dove ci sono anche bambini. La Forestale suppone che si tratti di coltivatori che, per salvare la semina nei campi oppure i prati a pascolo, uccidono gli animali nel modo più spietato, con il veleno».


Gli attivisti dicono no al bracconaggio. «I veleni destinati ai cinghiali sono un pericolo per l’ambiente e i residenti nella Pedemontana – ha continuato Fedrigo –. Il problema è quello di un esubero di ungulati? Allora servono un monitoraggio della popolazione sul territorio e l’applicazione di piani di contenimento, con la sterilizzazione dei cinghiali». I cinghiali sono troppi e mettono sotto assedio campi coltivati e malghe. Un branco di 30 capi ha preso di mira, qualche giorno fa, malga Fossa di Stevenà e i cinghiali hanno “arato” un’area grande come tre campi di calcio. Gli allevatori sono rimasti a bocca aperta di fronte alla desolazione: impossibile il pascolo delle mandrie dei bovini portate in alpeggio per il periodo estivo. «I cinghiali hanno fatto tabula rasa – ha detto l’ambientalista Vittorio Mella –. I malgari hanno dovuto spostare la zona del pascolo vicino alla malga Pizzoc a mezz’ora di cammino». La previsione è quella di due anni di tempo per ripristinare il manto erboso a malga Fossa. «La mandria di bovini è stata spostata a malga Pizzoc – ha precisato Mella –. Un’alternativa potrebbe essere quella di trasportare il fieno in quota, ma costa troppo»
.(c.b.)


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