«C’è la crisi, vendiamo tutto ai cinesi»

Prodenone, commercianti ed esercenti gennano la spugna. Un boom di offerte nei siti di annunci. Bar, sale giochi, ristoranti, capannoni industriali, pasticcerie, parrucchieri. Avvisi in mandarino per cedere subito l’attività

PORDENONE. Cari cinesi, aiutateci. Un appello che. se non capite in italiano, ve lo traduciamo pure in mandarino. Dalla pasticciera alla pizzaiola, dal gestore di slot machine all’imprenditore col capannone sfitto fino all’azienda in toto, dal parrucchiere al ristoratore fino al villone da oltre un milione di euro. C’è un po’ di tutto sul sito www.vendereaicinesi.it, il cui obiettivo è così chiaro nel titolo del portale che non necessita di ulteriori spiegazioni. In ballo, on line, finora ci sono affari per tre milioni 164 mila euro per 13 operazioni, mentre quattro indicano un «prezzo da trattare».

Daniela, ad esempio, vende nel Sacilese per 120 mila euro una «storica pasticceria da asporto, con facile parcheggio, due vetrine grandi fronte strada, ampio laboratorio, predisposta per gelateria da passeggio, possibilità di plateatico e bar». Come mai prova a fare affari coi cinesi? «Gli italiani soldi non ne hanno, forse loro sì, comprano tutto senza problemi. Mio marito non ce la fa più, ora è pure allergico alle farine e quindi cerchiamo di cedere».

Solo ai cinesi? «Beh, se si fa avanti qualcun altro, non rifiutiamo». A Fiume Veneto sono addirittura due le attività a disposizione dei cinesi. In viale della Repubblica, per 25 mila euro, la videoteca automatica, a Cimpello, in piazza San Tommaso, una pizzeria da asporto per 38 mila. «Il mercato rallenta, un po’ di sedi vanno bene, quelle gestite in automatico hanno risultati più limitati – spiega Corrado, che propone la prima offerta, della catena Yoyo –. I cinesi sono famosi per la loro liquidità». E alla prova del nove? «Ci sono alcune trattative aperte, nulla di concreto al momento».

Angela, invece, mette sul mercato la pizzeria “Pizza pazza in piazza”: «Abbiamo messo quell’annuncio su consiglio di un amico. Vedremo se qualcuno si farà avanti». Pordenone città? Una villa di pregio in via Nazario Sauro (1,15 milioni di euro), un bar chiuso da un mese in piazza Duca d’Aosta (38 mila), un negozio di moto e scooter in viale Treviso (180 mila euro), e una sala slot in via Galilei, la Mr. Paul: «Due anni fa si erano fatti avanti loro, i cinesi, per acquistarla – spiega Paolo – ad un prezzo sopra il mercato. Ora c’è stato un contatto telefonico e nulla di più. In questo momento gli italiani non hanno soldi». Nella potenziale lista della spesa, anche aziende.

La Serrmac spa di Budoia, ad esempio, «leader europeo nella produzione di trapani a colonna, trapani-fresa e maschiatrici automatiche. 50 anni di esperienza e importante portafoglio ordini». Il costo? 600 mila euro. A Sequals, per 160 mila euro, è a disposizione un capannone, già portante le insegne “Exodus”, “Il covo dei pirati”, “Shelter”. La persona indicata nei contatti assicura che «metterlo non costa nulla, provare neppure» e che ci sarebbe già una nuova gestione da settembre.

I cinesi? «Non si fanno avanti, puntano alle città e alle zone turistiche. In pedemontana c’è da far fatica». Tre gli annunci da Prata, un negozio di parrucchiere e due capannoni industriali, due da Brugnera (autonoleggio e autolavaggio), tutti prezzi da trattare; ancora, per 250 mila euro è pronta una casa rurale a Vigonovo, a Sacile un bar ristorante da 200 mila euro in via Francenigo, a Casarsa un capannone industriale da 380 mila euro. Signori cinesi, se avete l’assegno, gli imprenditori nostrani sono pronti a incassarlo.

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