C’è lo storico mulino Zoratto dietro al baccalà di San Simone

CODROIPO. Per l’imminente Fiera di San Simone, a Codroipo continua la nostalgia per le stagioni in cui la manifestazione era incentrata sul formaggio Montasio, motivo che non ha avuto continuità. Ora si prova a ripartire dalla valorizzazione di uno specialissimo prodotto locale, il baccalà, battuto come una volta nel mulino Zoratto, dove pure si macina a pietra.
L’associazione dei commercianti “Codroipo c’è” lancia, per il primo fine settimana di festa, la fiera del baccalà, con ristoratori che per pranzi e cene riscoprono vecchie ricette e sperimentano nuovi piatti a base del pregiato stoccafisso (329 4240368). È in programma la visita al mulino e al laboratorio di battitura del pesce essiccato. Inoltre, l’associazione domenica 20 ottobre in piazzetta Marconi (parcheggio Inps) presenta assaggi di baccalà con polenta da biade a km zero.
Al mulino Zoratto, l’unico attivo di quelli che sorgevano lungo la roggia di Sant’Odorico in via dei Mulini, appunto, verso il Parco delle risorgive. L’attività è a conduzione familiare: vi lavora, assieme al padre Umberto e alla moglie Elena, Christian Zoratto, che al visitatore, incantato dai macchinari spinti dalle grandi pale rotanti sull’acqua, indica su una parete l’albero genealogico.
Gli Zoratto sono mugnai da tempi immemorabili e il macchinario porta la data 1850, costruito da una ditta austriaca per 300 mila lire del tempo. Per ripristinare la rugosità delle macine in pietra naturale e la manutenzione dei denti in legno, bronzine e altri aggeggi in ghisa, provvedono padre e figlio, secondo un’esperienza di generazioni. «Qui arrivano prodotti dal territorio, coltivati con metodo biodinamico quindi privi di pesticidi e concimi chimici» riferisce “Berto”, scorrendo tra le dita i grani delle antiche varietà, come il “Ros di Aquilea”, coltivato nelle campagne della città romana.
«Gli acquirenti sono ristoratori che sanno il fatto loro, Slow food è di casa» ammicca Christian, accompagnando i visitatori verso i locali della battitura dello stoccafisso, provvisto di un maglio da 300 chili, che ammorbidisce a tre colpi al secondo le fibre del pesce, fatto arrivare direttamente dalla Norvegia senza spezzarle: è la particolarità che fa mettere nel piatto una pietanza di altissima qualità organolettica e sapore. Un San Simone da leccarsi le dita. —
P.B.
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