C’è un po’ di Maniago in Paperino: il disegnatore ora cerca i parenti

MANIAGO. Nei fumetti di Paperon de' Paperoni e Paperino c’è un po’ di Maniago.
L'autore e disegnatore della Disney Keno Don Hugo Rosa, che ha raccontato la storia della famiglia dei famosi paperi, ha infatti origini italiane: suo nonno, Gioachino Rosa, è nato nella città del coltello. Una città che il fumettista statunitense porta nel cuore, tant’è che il suo sogno è riabbracciare i parenti. L’occasione giusta potrebbe essere alle porte: dal 22 aprile sarà, infatti, in Campania per “Napoli comicon”, salone internazionale del fumetto.
Peccato però che, nonostante la popolarità di cui gode pure nello Stivale, in questi anni il cartoonist del Kentucky non sia riuscito a entrare in contatto con nessuno dei suoi familiari italiani. La missione di ricongiungersi con altri consanguinei sinora non è andata a buon fine.
Noi del Messaggero Veneto, però, ce l’abbiamo fatta: proprio nella città del coltello, abbiamo trovato un cugino. Si tratta di Enrico Mazzoli, noto imprenditore locale, che è stato pure amministratore comunale e presidente dell’Ascom. Mazzoli si è detto «pronto ad accogliere a braccia aperte Don Rosa» a Maniago.
La notizia che l’artista è alla ricerca di parenti italiani si è diffusa con rapidità e c’è già chi ha lanciato l’idea di organizzare un evento dedicato al concittadino di fama mondiale, orgoglioso delle sue origini.
Un legame forte, quello con le radici maniaghesi, che il fumettista non ha masi nascosto: il nome “Keno” è un omaggio a suo nonno Gioachino, emigrato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti e da cui è nato Hugo, padre di Don Rosa. Gioachino, che si sposò nel duomo maniaghese di San Mauro e oltre oceano divenne un fortunato industriale, aveva accorciato il suo nome prima in “Chino” e in seguito in “Keno”, per facilitarne la corretta pronuncia in inglese.
L’artista conserva ancora numerosi cimeli del nonno: tra i più importanti e soprattutto significativi anche per la sua attività, un vecchio baule. Un baule che gli amanti dei fumetti hanno visto ritratto sulle pagine che raccontano le avventure di Paperon de’ Paperoni. Ebbene sì, il baule che Don Rosa ha inserito nelle sue storie, quello ricoperto di adesivi e pieno di ricordi di Zio Paperone, rappresenta una preziosa eredità per il fumettista, tant’è che ne ha fatto una sorta di marchio di fabbrica.
Il desiderio di riabbracciare un parente, seppur lontano, insomma è grande. Don Rosa ha cercato di ricostruire l’albero genealogico della sua famiglia con le informazioni a disposizione, in primis racconti di genitori e nonni. Alcune notizie, come precisa il fumettista, sono da verificare e in questa impresa il cugino Enrico Mazzoli potrebbe rivelarsi prezioso.
Nell’elenco dei familiari che l’artista ha redatto, figurano diversi nomi che l’imprenditore maniaghese, da noi contattato, ha riconosciuto. Stando alla ricostruzione dell'artista, tra il 1900 e 1905, la sorella di suo nonno Angelina Rosa sposò Enrico Mazzoli, omonimo dell’imprenditore della città del coltello, da cui ha avuto cinque figli.
Il primo è Mariano, unitosi in matrimonio con Liliana Biagi e forse stabilitosi a Pisa. Il secondo è Romano, emigrato in America e sposato con Maria Iopola, da cui ha avuto tre figli. Poi Enrica, morta durante la prima guerra mondiale, Bruno, le cui figlie sono Enrica, coniugata col militare Dino Berardi e residente a Roma, ed Elda, sposata con l'avvocato Roberto Plateo e madre di Barbara e Walter, e infine Eda, che da Augusto Pittau ha avuto i figli Licia e Luigi.
Don Rosa ha cercato anche di reperire numeri di telefono di alcuni parenti che potrebbero vivere ancora in Italia, ma sinora non è riuscito a mettersi in contatto.
Che il fumettista statunitense oggi sia vicino alla svolta? Il nostro giornale, di certo, gli sta fornendo un aiuto: almeno un parente l’abbiamo trovato. Anche il passaparola a Maniago e nei comuni limitrofi giocherà un ruolo importante, così come web e social network.
L’entusiasmo di Don Rosa per la partecipazione a “Napoli comicon” è quindi elevata non soltanto per ragioni professionali, ma anche affettive. E chissà che l’imminente viaggio in Italia non possa concludersi con una tappa maniaghese.
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