Cementificio-inceneritore sul confine Allarme in città per la qualità dell’aria

Interrogazione parlamentare di Rizzetto. Del Sordi: «Si faccia chiarezza. Bruciano rifiuti di cui non si sa la provenienza»
Salonit Anhovo tovarna cementa marec 2019 Bumbaca Gorizia 24.01.2020 Salonit Anhovo © Foto Pierluigi Bumbaca
Salonit Anhovo tovarna cementa marec 2019 Bumbaca Gorizia 24.01.2020 Salonit Anhovo © Foto Pierluigi Bumbaca



«Vogliamo sapere se il Ministero dell’Ambiente abbia accertato la pericolosità delle emissioni inquinanti provenienti dal cementificio di Anhovo in Slovenia, a una ventina di chilometri da Gorizia. Da tempo anche alcune associazioni di medici sloveni denunciano che l’impianto incenerisce una enorme quantità di rifiuti pericolosi e che, di pari passo, sono aumentati i tumori e le malattie respiratorie nella popolazione locale».

A lanciare il sasso è il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto che ha portato la questione in Parlamento con un’interrogazione rivolta al Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. A fornirgli tutta la documentazione e i dati l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Del Sordi. Che manifesta preoccupazione per quell’attività e rileva come tutte le pressioni esercitate in questi anni dal Comune abbiano avuto scarsissima fortuna: da qui, la decisione di far approdare la questione in Parlamento.

«Gorizia - argomenta Del Sordi - è a pochi chilometri dall’inceneritore e, tra l’altro, la conformazione geografica in cui si trova l’impianto, convoglia i residui della combustione direttamente sulla città e nell’Isontino per la questione dei venti prevalenti. Ad oggi, non ci risulta che il Governo abbia disposto verifiche su tali attività inquinanti. È per questo che chiediamo di non attendere oltre perché, se i fatti denunciati trovano conferma, vanno adottate tempestivamente iniziative a tutela della salute e dell’ambiente della comunità italiana coinvolta».

Nel luglio scorso, al Parco di Piuma, era stato Tomaž Komel, attivista della campagna “Eko Anhovo” (con la quale da tempo anche Legambiente collabora), a lanciare l’allarme sul cementificio. Un’attività, si evidenziò allòra, che costituisce «un rischio enorme» per l’aria del territorio, ma ha inevitabilmente influssi anche sull’Isonzo che scorre a pochissima distanza dallo stabilimento. Komel prima ricordò il passato dell’impianto industriale, legato all’amianto, che dopo la sua abolizione (in base a quanto sostengono le associazioni d’oltreconfine) sarebbe stato smaltito in modo sommario proprio nei pressi dell’Isonzo, con tutto ciò che questo può significare specialmente in caso di forti piogge o di piene del fiume. Poi l’ambientalista sloveno si concentrò sul presente, che vede il cementificio ricoprire anche il ruolo di vero e proprio inceneritore. «Lo stabilimento ha la licenza per questo tipo di attività – spiegò Komel –. E così, ad Anhovo, viene bruciato un po’ di tutto, con rifiuti e materiali che arrivano praticamente da tutta Europa. E questi rifiuti arrivano sia attraverso la ferrovia, sia sui camion: nel corso dei monitoraggi che abbiamo effettuato, ne abbiamo contati fino a 250 nell’arco di 12 ore, e abbiamo fotografato gli autisti e gli addetti alle operazioni di scarico vestiti con scafandri di protezione. Possiamo solo immaginare quindi la pericolosità dei materiali che vengono inceneriti».

La produzione si svolge nella sede di Anhovo vicino a Nova Gorica e un terminal logistico è operativo a Lubiana. La capacità produttiva annua di cemento e leganti è di 1.200.000 tonnellate. La sede legale dell’azienda e la direzione tecnica e commerciale si trovano sempre ad Anhovo, dove si trova anche il reparto di ricerca e sviluppo.

«Continuiamo a sviluppare i nostri prodotti e la nostra azienda dal 1921, anno della sua fondazione. Le esigenze dei nostri clienti sono al centro dello sviluppo del prodotto, mentre lo sviluppo dell’azienda si concentra sui nostri collaboratori, sul miglioramento continuo dei processi e sugli investimenti in tecnologie ambientali», si legge nel sito web del gruppo. —





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