Centinaia di fedeli alla messa per il Papa
UDINE. Cattedrale gremita di fedeli, forse più che a Natale o a Pasqua. In centinaia, commossi e in silenzio, hanno assistito alla celebrazione solenne dell’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato per la fine del Pontificato di Benedetto XVI, ieri sera, proprio in concomitanza con l’avvio della sede vacante del Papato.
Una messa alla quale hanno preso parte tutti i sacerdoti della città e molti delle foranie della provincia, oltre all’arcivescovo emerito Pietro Brollo, al vicario generale dell’Arcidiocesi Guido Genero, al prefetto Ivo Salemme e a numerose altre autorità.
«Il Papa in queste ore ci ha fatto un ultimo regalo, perchè ci unisce - ha detto all’inizio della messa monsignor Mazzocato - in comunione con tutte le Chiese cattoliche del mondo». Dopo la lettura di una Lettera di San Paolo ai Corinzi e un brano del Vangelo di Giovanni, l’arcivescovo ha letto l’omelia, incentrata, ovviamente, sulla decisione del Santo Padre di lasciare il ministero petrino. Ha fatto un parallelo tra Benedetto XVI e Simon Pietro, il fondatore della Chiesa. «Questa sera - ha spiegato nell’omelia Mazzocato - non ci è difficile vedere, al posto di Pietro, Benedetto XVI in ginocchio davanti a Gesù che risponde “Tu sai, Signore, che ti voglio bene”.
E’ stato fedele successore di Pietro, prima di tutto, perchè ha imparato dall’apostolo lo stesso amore personale per Gesù dal quale è nato, di conseguenza, il suo amore per la Chiesa. Dal quotidiano colloquio di amore con Gesù, buon pastore, ha ricevuto l’amore per la Chiesa per la quale si è speso senza calcoli, con umile obbedienza; anche quando, già anziano, gli è stato chiesto dal Signore di abbracciare il gravoso ministero di successore di Pietro.
Per Benedetto XVI è arrivato il tempo della vecchiaia e, con le forze al lumicino, si trova a seguire, con immutata fedeltà, la volontà di Dio che lo conduce a percorrere il tratto finale della sua esistenza terrena in un modo, credo, totalmente inatteso. Come ripetutamente ci ha detto in questi giorni, ha capito che Gesù gli chiedeva l’estremo sacrificio di consumare le residue energie amando la Chiesa nel nascondimento e nella preghiera. E lui lo ha seguito lasciandosi condurre, con la semplicità dei poveri di spirito e l’intelligenza dei sapienti secondo il Vangelo, fino a compiere un passo di portata storica. Ha riconosciuto, con non comune onestà di coscienza, che le grandi sfide a cui la Chiesa è chiamata in questo tempo erano diventate troppo faticose per le sue forze».
«Il Papa - ha aggiungo monsignor Mazzocato - ha affrontato continuamente negli 8 anni del suo pontificato due grandi sfide. La prima è quella di riportare la fede in Dio e in Gesù dentro il cuore, il pensiero, la cultura degli uomini d’oggi. La seconda missione per cui si è speso con lucido coraggio e in prima persona è stata quella di promuovere, tra i cristiani, una radicale purificazione e conversione. Con grande umiltà non ha esitato a compiere atti di riparazione per i peccati commessi da membri della Chiesa, specialmente dai consacrati; e ha denunciato, con espressioni di inusitata schiettezza, gli scandali e i compromessi invitando alla conversione».
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