Centri commerciali aperti nel Pordenonese, il business va oltre la festa

PORDENONE. «Liberazione? Non dal lavoro, che è sacro con la crisi». Il 25 aprile fa cassa: Erika Cesaro da Twister pizza, nel centro commerciale Bennet, ha infornato le pizze con il sorriso. I templi dello shopping sull’asse della Pontebbana da Pordenone a Sacile hanno alzato le saracinesche.
«Siamo tre donne dipendenti e la titolare al lavoro – ha spiegato Erika –. C’è tanto movimento: la gente fa la spesa e poi gusta la pizza».
E’ crollato il tabù del 25 aprile (soltanto la Coop Nordest, nel centro Meduna, era chiusa, così come la Sme a Pordenone), ma reggerà a zone quello del primo maggio, quando chiuderà il centro commerciale Emisfero che, lunedì 25, era pieno di gente con il carrello. Nella festa dei lavoratori sarà di corvè, invece, il Bennet.
Lo shopping. I templi dello shopping aperti il giorno della Liberazione: Interspar, Eurospin, Pam, Scarpa più, Pittarello, Gimmi Five a Pordenone, poi Decathlon, Emisfero, Self, Piazza Italia a due passi dalla rotonda del Moro poi verso Sacile Mercatone Uno, A&O e altri.
I sindacati confederali difendono il diritto alla festa dei lavoratori. «Siamo contrari a queste aperture – ha confermato Mauro Agricola di Uil Tucs con i colleghi della triplice –. Dove sta la vera necessità?». Negozi aperti, ma la protesta non decolla più tra molti lavoratori nel commercio: la crisi di lavoro ha il suo peso e il diritto alla festa può attendere.
L’occasione. La festa della Liberazione 2016 si celebra riempiendo la cambusa: è la “liberalizzazione” del commercio che vince. «Facciamo la scorta – hanno spiegato con il carrello pieno Maurizio e Gabri Luppi – per il picnic. I centri commerciali aperti sono un’opportunità».
Chi ha provato ad aprire l’ombrello della protesta l’ha anche chiuso: le commesse non scioperano. «La precarietà è la regola ormai nelle assunzioni – ha valutato Marco, 20 anni, assunto con contratto part-time in un supermarket –. E’ meglio lavorare e la liberazione è quella dalla disoccupazione o mobilità». Ma la festa della Liberazione? «Vale sempre – ha confermato il commesso precario – nella memoria».
La giornata. “Fate l’amore, non fate la spesa”: lo slogan non fa breccia. E’ cambiato con “dopo la spesa” e l’amore è stato quello “social”: delle biciclettate di gruppo nei parchi di Pordenone e verso i Magredi.
Per quelli che non hanno timbrato il cartellino corone e discorsi in centro città per onorare la memoria della storia tricolore, pranzi all’aperto formato famiglia, incontri e animazione per vivere la città in relax. La curva dei consumi culturali? In frenata per i turisti a Pordenone: era chiusa la mostra “Senza confini” di Steve Mc Curry.
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