Centro espulsioni, la Regione detta le condizioni

Serracchiani in pressing a Roma: necessarie chiare regole di gestione, quanto accaduto al Cara non deve più ripetersi

UDINE. Mai più un Cie in Friuli Venezia Giulia. «Un’esperienza che ha segnato il territorio e non dovrà ripetersi», ha detto la presidente Debora Serracchiani che ha dettato le condizioni per l’apertura del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) a Gradisca d’Isonzo. Sono 11 quelli previsti a livello nazionale dal Governo, grazie alla legge del ministro Marco Minniti varata in aprile.

La presidente ha ribadito che prima di tutto a Gradisca va chiuso il Cara. Anche perché il Centro accoglienza richiedenti asilo non è più previsto nel Piano di accoglienza indicato dal ministero. «Per la comunità locale di Gradisca d’Isonzo la presenza del Cara ha comportato una forte incidenza della popolazione straniera su quella locale, creando concreti e rilevanti disagi», ha sottolineato Serracchiani. Secondo, il limite massimo di cento posti deve essere inderogabile.

«Deve essere previsto come capienza massima in alcun modo derogabile – sono ancora le parole di Serracchiani –. Con l’apertura del nuovo Cpr è indispensabile che il ministero e gli uffici territorialmente competenti assicurino un forte sostegno alla comunità locale e, più in generale, a tutto il territorio regionale». Terzo, il passato non deve ripetersi. La localizzazione a Gradisca d’Isonzo fa subito venire in mente i terribili fatti di cronaca legati al Cie.

Ecco perché la presidente ha sottolineato l’esigenza di «porre in essere misure e azioni concrete volte a evitare che le manifestazioni di intolleranza da parte degli ospiti e le proteste da parte del territorio accadute in passato non abbiano a ripetersi in alcun modo».

Richieste ben precise e ferree, quelle che Serracchiani ha presentato dopo che il Capo di Gabinetto del ministro dell’Interno, il prefetto Mario Morcone, ha chiesto alla Conferenza Stato-Regioni di indicare i siti dove collocare i Centri di permanenza per i rimpatri.

Preso atto della necessità di rispettare quanto previsto dalla legge Minniti per una più efficace esecuzione dei provvedimenti di espulsione, e che quindi anche in Friuli Venezia Giulia deve essere individuato il sito per un Cpr, Serracchiani ha concluso: «Vogliamo conoscere con assoluta chiarezza, le regole di funzionamento e di gestione dei nuovi Centri, sia con riferimento all’interno che all’esterno delle strutture stesse.

Al riguardo, le drammatiche e gravissime vicende accadute nel corso degli anni passati, durante l’apertura del Cie presso la nostra comunità, hanno sensibilmente toccato l’intero territorio, creando forti resistenze, ancora oggi sentite da parte di tutti i soggetti coinvolti».

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