Che cosa devo fare se ho febbre e tosse? Nove consigli del medico di base per riconoscere i sintomi Covid19

La consapevolezza è il primo strumento di diagnosi. Per ridurre i rischi per i pazienti più esposti e, più in generale, per interrompere nei tempi giusti la catena del contagio. I primi sintomi con cui il Covid19 si manifesta sono ormai noti a tutti: febbre alta, sopra i 37,5 gradi, e tosse.
Ma anche perdita di olfatto e gusto. Le sentinelle che sul territorio raccolgono le paure dei pazienti, consigliano e indirizzano sono i medici di famiglia, in prima linea fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Chiamati ora, in un Paese che è riuscito a fare un mezzo pasticcio con la dematerializzazione delle ricette, a fare il triage via telefono. Lo fa pure Khalid Kussini, nato a Nazareth 62 anni fa, medico di famiglia a Latisana e segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) di Udine.
Al dottor Kussini abbiamo chiesto supporto per rispondere ad alcune domande frequenti sulla sintomatologia e su quali comportamenti privilegiare.
- Ho febbre e tosse. E’ certo che si tratti di coronavirus?
Non è da escludere, ma potrebbe essere pure un semplice raffreddamento: del resto il forte vento e gli sbalzi di temperatura di questi giorni favoriscono anche questo tipo di sintomi. E’ d’altro canto vero che, volgendo la stagione influenzale ormai al termine, aumenti la probabilità che una sintomatologia respiratoria possa essere ricondotta al Covid-19.
- Non ho tosse, né febbre. Ma da alcuni giorni non sento gusto e odori.
E’ uno dei principali campanelli d’allarme, sintomo descritto dalla quasi totalità delle persone che hanno contratto il coronavirus. La perdita di olfatto e gusto, in alcuni casi di persone contagiate, si sono protratti anche dopo la guarigione “certificata” dall’analisi del doppio tampone.
- Che cosa devo fare allora se ho almeno uno di questi sintomi?
Il triage, ovvero l’analisi dell’urgenza di ogni singolo caso, viene effettuata telefonicamente dal medico di famiglia. E’ lui che decide, in base alla descrizione dei sintomi e all’analisi delle difficoltà respiratorie (di cui si può rendere conto anche stando alla cornetta) e dopo aver compilato una scheda-questionario appositamente predisposta, se inoltrare la segnalazione al 112 o alle strutture sanitarie preposte al trattamento. Il medico di famiglia conosce meglio di chiunque altro i propri pazienti, la loro storia clinica, le patologie pregresse, i fattori di rischio e le terapie farmacologiche eventualmente in corso.
- Devo andare in studio dal medico o chiamarlo a casa?
Assolutamente no. Chi ha tosse, febbre oltre i 37,5 gradi o difficoltà respiratorie non patologiche deve contattare telefonicamente il proprio medico di famiglia. Non bisogna uscire e il primo accorgimento da prendere è quello dell’autoisolamento domiciliare, evitando se possibile i contatti con gli altri componenti della famiglia.
- Il medico di base può farmi i tamponi?
Assolutamente no. I tamponi vengono eseguiti da personale sanitario solo in fase di ricovero su pazienti gravemente sintomatici. Ed è perfettamente inutile chiedere ai dottori di famiglia anche le mascherine: gli stesi medici hanno difficoltà a procurarsi i dispositivi di protezione individuale, che saranno distribuiti a breve dalla Protezione civile in Fvg secondo le indicazioni stabilite dai Comuni
- La tachipirina va bene?
E’ l’unico farmaco da assimilare senza controindicazioni, che ha funzione di antipiretico e analgesico. La posologia prevede tre pastiglie di paracetamolo 1000 al giorno, una ogni otto ore. Sconsigliate invece aspirina, ibuprofene e cortisone, che stando ad alcune sperimentazioni potrebbero addirittura peggiorare la situazione, non avendo alcuna funzione di blocco della moltiplicazione cellulare del virus.
- Il mio dottore può prescrivermi antivirali?
Questi farmaci vengono somministrati unicamente in ospedale. Sono stati utilizzati, sempre off-label (ossia al di fuori delle indicazioni delle autorità) l’aciclovir, che è un antivirale contro l’herpes zoster, il remdesivir (un farmaco anti-ebola, sempre con uso compassionevole) e della combinazione di lopinavir-ritonavir, un antiretrovirale approvato contro l’Hiv.
- Come avviene il controllo del decorso della malattia se devo stare a casa?
E’ il medico di famiglia che verifica l’evoluzione dello stato di salute del proprio assistito, chiedendo anzitutto il monitoraggio in due tempi (alle sette del mattino e alle sette di sera) della temperatura. Il paziente deve tenere sott’occhio tre parametri, ovvero la frequenza del respiro, la pressione arteriosa e la saturazione dell’ossigeno nel sangue. Quest’ultimo test si può fare con il saturimetro, uno strumento che costa tra i 20 e i 30 euro e che, appoggiato al dito, rileva l’insufficienza respiratoria nella sua fase iniziale.
- Qual è il sintomo a cui devo fare più attenzione?
Sono proprio i valori di ossigeno nel sangue. Se l’ossigenazione scende troppo (sotto il 95% per i giovani, sotto il 92% per gli anziani) e il respiro diventa chiaramente affannoso, bisogna chiamare immediatamente il proprio medico di fiducia o, se non è possibile, direttamente il 112.
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