Che cosa sappiamo dell'inchiesta Aifa sui vaccini di Astrazeneca e delle dosi bloccate in Friuli Venezia Giulia

TRIESTE. Nella giornata che segna la fumata bianca sull’accordo per la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna di vaccinazioni, i Nas sequestrano le ultime 50 dosi rimaste del primo lotto da 5 mila dosi di vaccino AstraZeneca arrivato in Friuli Venezia Giulia a febbraio.
Sebbene in regione non emergano casi sospetti, si tratta di una partita che potrebbe aver causato reazioni avverse importanti fra cui la morte di due persone in Sicilia. Sono la buona e la brutta notizia dell’ennesima giornata campale sul fronte della lotta alla pandemia, durante la quale governo e territori si sono inoltre confrontati sulle modifiche al piano vaccinale, che dopo gli over 80 privilegerà le persone con disabilità e i settantenni.
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Sono 4.950 le dosi del lotto ABV2856 Astrazeneca inoculate in regione tra febbraio e marzo, di cui 1.600 iniettate a febbraio a Cattinara al personale dei servizi essenziali e in particolare dell’università e delle forze armate e di polizia. Altre cento sono state somministrate a Monfalcone. Come confermato dal vicepresidente Riccardo Riccardi, somministrazioni dello stesso lotto del vaccino destinato agli under 65 sono avvenute in tutto il Fvg, senza riscontrare effetti abnormi. Le ultime 50 dosi del lotto sono state sequestrate ieri dai Nas nei magazzini dell’Azienda zero a Pordenone.
L’assessore ha annunciato che «dal momento in cui ci è giunta la comunicazione, le dosi in nostro possesso sono state immediatamente accantonate e messe a disposizione del Nas».
Si tratta di un blocco a scopo precauzionale, come da indicazione dell’Agenzia italiana del farmaco: la decisione è stata assunta dopo la morte di un militare e un poliziotto in Sicilia, che si ritiene possa essere avvenuta per reazione il giorno dopo l’iniezione. Lo stesso lotto potrebbe aver provocato il decesso di due persone in Danimarca e Austria, oltre ad alcuni casi di trombosi. L’Aifa sottolinea comunque che ancora non sono stati appurati nessi di causalità. «A febbraio sono state somministrate 3.600 dosi del lotto – ha chiarito Riccardi – senza che si riscontrassero reazioni avverse particolari. Dobbiamo mantenere i piedi per terra e continuare la campagna.
È attesa intanto all’inizio della prossima settimana la firma dell’accordo fra Regione e medici di base. La fumata bianca è arrivata ieri, dopo giorni di polemiche sul compenso chiesto dai professionisti per le iniezioni a domicilio da praticare ad almeno settemila over 80 impossibilitati a uscire di casa. Alla richiesta iniziale di 32 euro la giunta ha risposto con una controproposta di 25 euro, che si limitano a 6 per le vaccinazioni nei distretti e 10 per quelle nel proprio ambulatorio. I medici hanno accettato e il segretario della Fimmg Fvg Dino Trento dice che «ora attendiamo le indicazioni organizzative delle Aziende sanitarie». L’accordo di natura economica «non è mai stato un problema – precisa il segretario triestino della Fimmg Francesco Franzin – e abbiamo discusso di questioni a completamento dell’accordo, ribadendo che l’adesione dei medici è volontaria e che la vaccinazione dovrà sempre avvenire alla presenza di un medico e di un sanitario messo a disposizione dell’Azienda di riferimento». Il presidente dello Snami Fvg Stefano Vignando conferma che «la proposta va bene, perché capiamo il momento e i sacrifici economici della Regione». Il nodo sarà capire quanti medici convenzionati aderiranno sui circa mille presenti in Fvg, ma per Vignando «la partecipazione è volontaria ed è impossibile fare stime».
Rinforzi entro un paio di settimane arriveranno anche grazie agli specializzandi di medicina. La Regione aveva chiesto alla gestione commissariale 300 sanitari per la profilassi, ricevendone solo 49, mentre gli atenei stimano un’adesione di almeno metà degli oltre mille medici in formazione attivi a Trieste e Udine. Come evidenzia il rettore dell’ateneo giuliano Roberto Di Lenarda, «possiamo diventare operativi entro una decina di giorni. L’accordo nazionale è stato trovato, prevedendo adesione volontaria e fuori dagli orari di formazione. Ora c’è anche l’intesa fra Università e Regione». Si spera che della partita possa presto fare parte anche una quota dei diecimila infermieri operanti in Fvg.
Avvenuto anche il confronto fra governo e Regioni sulle modifiche al piano vaccinale. Dopo personale della scuola, forze dell’ordine e over 80 (fine prevista per metà maggio), toccherà alle persone con disabilità e patologie gravi, nonché ai loro caregiver, per poi passare ai settantenni. «Attendiamo gli atti formali – dice Riccardi – ma siamo pronti a vaccinare chi sarà indicato. Procediamo speditamente e abbiamo raggiunto la media giornaliera di 3.300 somministrazioni: con l’apertura delle sedi extraospedaliere potremo fare settemila vaccini al giorno. Con specializzandi, infermieri e medici di famiglia avremmo un beneficio importante». —
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