Chiede una colonscopia: "Si presenti a luglio 2018"

I comitati: liste d’attesa infinite anche a cardiologia, fino a 4 mesi per una visita. E la riduzione del pronto soccorso crea molti disagi soprattutto a Pordenone

SACILE. «Per una colonscopia appuntamento a luglio 2018 all’ospedale civile a Pordenone, altrimenti a San Vito fra 13 mesi».

Prendere o lasciare: a Sacile la lista civica Sacile partecipata sostenibile ha raccolto le criticità. Medici e infermieri si fanno in quattro nelle strutture sanitarie in via Ettoreo dove la dimensione è quella della sanità dal volto umano: non basta? «Lunghe attese nel pronto soccorso di Pordenone per tanti sacilesi – ha segnalato l’ex consigliere comunale della civica Rossana Casadio –. L’ingorgo può essere evitato: serve un servizio a Sacile di primo intervento ventiquattro ore al giorno». Quello che serve? «Rilanciare con risorse e reparti la sanità – propone Casadio con i comitati “No tagli” – a Sacile».

I casi. «Ritardi negli appuntamenti di fisioterapia nel presidio sanitario a Sacile», ha puntato il dito Casadio. «Il punto di primo intervento è aperto 12 ore nell’arco 8-20 ma ci sono le condizioni, con circa 7mila accessi annui per allargare sulle 24 ore il servizio nell’ex pronto soccorso – è questo l’appello Sps – come a Gorizia. I medici e personale sanitario al pronto soccorso di Pordenone si fanno in quattro e sono eroi sul lavoro, ma non ce la fanno a smaltire in tempi contenuti, la marea di utenti che accede al Santa Maria degli Angeli. Inoltre, servono più mezzi di soccorso». Sulla piattaforma web dell’Aas5 la civica Casadio ha confrontato tempi di attesa e numeri.

«Ci sono troppe ore di attesa con sofferenza da mettere in conto per i pazienti con codice bianco – ha valutato la portavoce Sps –. Potrebbero andare e tornare da Sacile 20 volte in quelle ore. È il risultato del declassamento della sanità a Sacile: crea i disservizi». Il personale sanitario fa il massimo: non hanno nessuna colpa i camici bianchi.

La cardiologia. «Quattro mesi di attesa per una visita cardiologica a Sacile». Luigi Zoccolan ex consigliere comunale e portavoce del comitato “no-tagli” nell’ex ospedale in via Ettoreo ha raccolto un altro caso. «Un sessantenne pordenonese – ha raccontato Zoccolan – da marzo a giugno scorso ha cercato di fissare un appuntamento in cardiologia a Sacile.

Continuano a capitare casi che preoccupano, nei servizi sanitari in via Ettoreo». La ragione? Si erano e saturate le disponibilità delle visite in priorità “P”, cioè entro 180 giorni: poi l’emergenza in agenda è rientrata. Il Veneto ha “scippato” alla sanità friulana il primario cardiologo dell’ex ospedale di Sacile. Nel 2011 erano 11mila le prestazioni nel reparto cardio-riabilitativo in via Ettoreo: sono state 21 mila nel 2016. Il rischio 2017 è la fuga dei pazienti da Sacile: tanti seguiranno lo specialista a Motta di Livenza, per le terapie.

«I pazienti sono in forte aumento, nel polo cardiologico liventino – ha rilevato Renato Battiston, presidente degli Amici del cuore –. È chiaro che bisogna investire in strutture, in macchinari e specialisti sulle 24 ore nel presidio sanitario in via Ettoreo: ma si doveva svegliare la politica. Sarebbe importante avere nella Destra Tagliamento la struttura cardiologica in degenza post-acuzie».

Il consiglio. «In caso di attese superiori a 30 giorni per visite specialistiche e 60 giorni per esami diagnostici strumentali – ha avvisato Casadio – il sistema sanitario è tenuto a garantire la prestazione nel rispetto dei tempi regionali previsti. Ricorrendo a una prestazione in regime libero-professionale a spese dell’Aas5 e riservando al cittadino solo il pagamento del ticket».

Lo prevede il decreto legislativo 124 del 1998. «La norma è spesso ignorata e disattesa – ha concluso Casadio –, giocando sul fatto che pochi cittadini la conoscono».

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