Chiodo sull’antico affresco: «Via subito l’icona appesa»
PRATA. A quarant’anni di distanza i pratesi ci ricascano: un chiodo su un affresco della fine del Quattrocento e scoppia la polemica nella chiesetta di San Simone a Prata di Sopra.
La comunità ci ricasca. Nei giorni scorsi è stato piantato un chiodo lungo una crepa del muro coperto da un antico affresco per appendere l’icona rappresentativa dell’anno pastorale 2014-2015 della diocesi di Concordia-Pordenone.
A denunciare il fatto Sandro Bergamo, noto direttore di coro, cantante e organizzatore di numerosi eventi musicali e culturali di grande qualità.
«Meno di due mesi fa su questa pagina si commentava scandalizzati il fatto che negli anni Settanta qualcuno avesse pensato di appendere un quadro nel bel mezzo dell’affresco in San Simone, piantando un ulteriore (e autentico) chiodo nel piede di nostro Signore – afferma Sandro Bergamo sui social network – Sono passati quarant'anni, ma la maggiore scolarità dei figli non impedisce le stessa malefatte dei padri. Si dirà che il chiodo è piantato lungo una crepa preesistente, si dirà che il chiodo è piccolo, si dirà che in quel punto l’affresco ha solo elementi decorativi e altro ancora. Si potrebbe anche dire che il buon senso è come il coraggio di don Abbondio: chi non ce l'ha, non è che se lo possa dare».
Bergamo chiude con la promessa di rimuovere personalmente il chiodo se qualcun altro non si adopererà per farlo quanto prima.
Il primo chiodo. Era stato lo stesso Bergamo in aprile a raccontare la vicenda del primo chiodo.
«Il restauro di una ventina d’anni fa lascia intravedere, sotto i piedi del Crocefisso, nell'abside di san Simone, una lacuna, colmata e ridipinta – spiegava Bergamo – Avvenne negli anni Settanta, quando in qualche soffitta parrocchiale fu trovata la modesta pala di San Simone: modesta, ma sempre benvenuta, visto il poco che ci resta. Solo che qualcuno pensò bene di inchiodare il quadro nel bel mezzo dell’affresco, col danno che ne conseguì e che ancora si vede. Con queste premesse, come stupirsi se il già scarso patrimonio artistico di Prata vive perigliosamente e ogni proposta di restauro viene considerata spreco di danaro?».
Secoli di storia. La chiesetta dei santi Simone e Giuda Taddeo viene nominata per la prima volta nel testamento di Guecello II di Prata il 7 agosto 1262 e conserva nell’abside la memoria della decorazione rinascimentale con una serie di affreschi databili al 1498.
La chiesa venne seriamente danneggiata da un fulmine il 25 giugno 1652. Nel 1945 un intervento di ristrutturazione riportò la chiesa all’antico splendore e diede nuova luce agli affreschi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto