Chiude anche Brendolan: sessanta dipendenti a casa

La crisi non risparmia neppure il consorzio del prosciutto di San Daniele. La Spa avrebbe 62 milioni di debiti: sarà messa in liquidazione volontaria
San Daniele del Friuli 17 giugno 2013 brendolan Copyright Foto Press/Turco
San Daniele del Friuli 17 giugno 2013 brendolan Copyright Foto Press/Turco

SAN DANIELE. In regione era forse l’unico comparto produttivo davvero immune alla crisi: quello della dop di San Daniele. Era. Brendolan prosciutti spa, società sbarcata nel piccolo compendio produttivo della fettina rosa friulana nel corso degli anni ’70 e divenuta nel tempo la seconda più grossa realtà produttiva – dopo Principe – delle 30 aderenti al consorzio del prosciutto di San Daniele, sarà infatti, posta in liquidazione volontaria.

A spingere i vertici della spa verso una decisione così drastica, che sarà formalizzata dal cda nel corso dei prossimi giorni con tanto di nomina del liquidatore, è la pesante situazione finanziaria vissuta dall’impresa. Si parla si ben 62 milioni di debiti nei confronti degli istituti bancari e del blocco, da parte di questi ultimi, del pegno rotativo sulla merce del magazzino concessa come garanzia per i crediti ottenuti.

Significa che i prosciutti dop a marchio Brendolan non potranno essere venduti impedendo così all’impresa di soddisfare gli ordini, che pure sono nutriti. A fronte di questa impietosa fotografia, gli azionisti di maggioranza – Consorzio Virgilio di Mantova e ditta di macellazione Ghinzelli di Viadana, proprietari, dal 2000, del gruppo fondato da Bruno Brendolan – hanno deciso di porre la società in liquidazione.

I risvolti di tale scelta sul Friuli si annunciano pesanti. Sul fronte produttivo, ma anche occupazionale stando a quanto denuncia Fabrizio Morocutti, segretario di Flai Cgil Udine, reduce ieri da un incontro con i vertici della società che nell’occasione hanno comunicato a parti sociali e Rsu la decisione. Nei tre stabilimenti che la spa con sede a Meledo di Sarego (Vicenza) conta in Friuli, non solo si prospetta uno stop della produzione, ma nella peggiore delle ipotesi la chiusura dei tre siti e la conseguente perdita di 60 posti di lavoro per i quali il sindacato conta di attivare una Cigs. Per Morocutti è «un fulmine a ciel sereno». «Sapevamo – ha detto ieri il sindacalista – che l’impresa era esposta debitoriamente, ma speravamo nel buon esito di un piano industriale presentato alle banche per ottenere lo sblocco di crediti ulteriori».

Non è andata così, ma sindacato e dipendenti a puntare il dito esclusivamente contro gli istituti di credito non ci stanno. «Ai lavoratori questa giustificazione non basta. Non convince. Non si può costringere alla chiusura un’azienda storica e commercialmente sana», tuona ancora Morocutti che punta il dito contro la proprietà.

«Crediamo che molta responsabilità si debba imputare a una politica industriale assente e miope in questi anni, causa oggi di 60 famiglie senza lavoro a San Daniele. Non ci resta – conclude il segretario di Flai – che aspettare la nomina del liquidatore e cercare di non lasciare nessuno dei lavoratori (che oggi si riuniranno in assemblea, ndr) per strada, attivando gli ammortizzatori sociali a disposizione e sperando in una futura soluzione imprenditoriale disposta scommettere sul rilancio delle tre aziende sandanielesi».

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