Chiusura ufficiale per la Metro, nuova cattedrale nel deserto

Le serrande della Metro “Cash and carry” si sarebbero dovute abbassare oggi. Così almeno aveva inizialmente annunciato la proprietà due mesi e mezzo fa ai 48 dipendenti. «Nel Pordenonese – era stata...

Le serrande della Metro “Cash and carry” si sarebbero dovute abbassare oggi. Così almeno aveva inizialmente annunciato la proprietà due mesi e mezzo fa ai 48 dipendenti.

«Nel Pordenonese – era stata la motivazione addotta dalla multinazionale tedesca – mancano le possibilità di sviluppo».

Magazzini e scaffali, tuttavia, si sono svuotati prima del previsto, con il risultato che già da quasi una settimana la gran parte del personale è rimasto a casa e il centro all’ingrosso è deserto.

Una gigantesca scatola vuota, l’insegna già oscurata, il parcheggio un tempo affollato di automobili trasformato in una desolante distesa di cemento. Sembrano lontanissimi i tempi in cui la Metro apriva il proprio punto vendita a Pordenone: era il dicembre del 2004 quando i cancelli del magazzino venivano presi d'assalto dagli avventori, accalcati per accaparrarsi i prodotti lancio.

Sono trascorsi 10 anni, e il quadro è del tutto stravolto. All’esterno della Metro, ieri, solo qualche operaio intento a caricare sui camion le scaffalature smontate, all’interno una serie di scatoloni con gli ultimi prodotti rimasti invenduti e gli “scheletri” metallici degli scaffali che attendono solo di essere rimossi.

Negli uffici, alcuni impiegati rimasti al lavoro per terminare gli ultimi adempimenti. Nessuno di loro, comprensibilmente, ha voglia di parlare: c’è la rabbia e la delusione per non aver potuto scongiurare la chiusura. Sei tra gli ex lavoratori sono entrati in mobilità volontaria o sono stati riassorbiti in altri punti vendita della catena – quella di Pordenone è l’unica sede ad aver chiuso i battenti tra le 49 presenti in Italia –, per gli altri scatterà domani (e per un anno) la cassa integrazione per cessata attività. L’accesso agli ammortizzatori sociali era stato garantito ai lavoratori già venti giorni dopo l’annuncio choc della chiusura del magazzino: dopo il tavolo di crisi in Provincia, le parti sociali si erano incontrate in Regione per la firma dell’attivazione degli aiuti sociali.

Accanto a questo, le forze sindacali avevano ottenuto l’impegno – da parte delle istituzioni e della stessa multinazionale tedesca – a favorire il processo di reinserimento degli ex dipendenti, da monitorare in incontri periodici. Una prima riunione si è svolta lo scorso mese, la prossima sarà il 13 aprile. I lavoratori di Pordenone – 35 su 48 hanno meno di 40 anni – hanno una priorità di 15 giorni per manifestare l’interesse ad accedere alle posizioni che eventualmente si liberino nei vari punti vendita Metro Italia (in quattro hanno già usufruito di questa opportunità). È aperta anche la strada del riassorbimento nelle sedi trasfrontaliere.

Miroslava Pasquali

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