Ci pensa Salvo, regista del turismo

Gli italiani alla conquista di Cracovia: pizzerie, ristoranti e servizi finanziari

CRACOVIA – «Tranquilli, ci pensa Salvo». Il suo nome ha trovato spazio a più riprese sui giornali italiani, dopo gli Europei 2012 di calcio. Salvatore Russo, di origini siciliane, era diventato il consulente per le questioni logistiche della Nazionale azzurra, che aveva il quartier generale proprio a Cracovia.

Lui, da otto anni, è un emigrante a metà: per amore di Patrycja, la compagna polacca che l'ha aiutato a inserirsi e a individuare i contatti giusti, e per il business, che l'ha definitivamente lanciato in terra straniera. Attraverso la sua Tourism Idea, un'azienda “tascabile” particolarmente prolifica di micro-attività, compresa la gestione di una rete di appartamenti da affittare, organizza pacchetti viaggio per ogni tipo di portafogli.

E' facile trovarlo mentre girovaga per la splendida piazza del Mercato, indaffarato a proporre ogni tipo di soluzione ai problemi dei clienti. Si muove con il telefonino sempre appiccicato all'orecchio. Lo chiamano da ogni parte: «Sistemo almeno 3 mila persone l'anno, perché il turismo tira, da quello religioso a quello culturale, ai viaggi d'affari». Prossimamente, allargherà la sua sfera d'azione: entro settembre aprirà un'osteria, dove abbinerà i vini italiani con i prodotti locali.

Salvo è il termometro dell'effervescenza di Cracovia. «La fortuna di questo Paese – sostiene – è stata la grande esposizione mediatica di Giovanni Paolo II. Ha trasformato il corso della storia. Tra Pontefice, ingresso nell'Unione europea e Campionati di calcio, la Polonia è uscita da un guscio stretto e triste. Si è radicalmente trasformata. In pochi anni è diventata un'altra realtà, vivace e dinamica. Sono arrivati i finanziamenti della Ue, denaro speso bene in opere infrastrutturali.

Ciò ha permesso la grande corsa, che può già vantare una crescita consistente del Pil». E così la Polonia ora fa presa anche sull'Italia. Sono oltre 4 mila (ma le cifre non ufficiali sono più alte) i nostri connazionali che lavorano in attività in proprio (soprattutto pizzerie e ristoranti), o in servizi finanziari e informatici per le multinazionali. Il Paese ha voltato decisamente pagina. E’ meglio lasciar perdere i cliché del passato, ormai lontani dalla realtà economica e sociale di oggi. (g.r.)

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