Ciclista urtato mortalmente, un anno 8 mesi

UDINE. Il ciclista era morto sul colpo, dopo un balzo in avanti di diversi metri. E al conducente del suv che lo aveva urtato, visibilmente scosso per la tragedia, era servito l’aiuto degli agenti della Polizia locale per tornarsene a casa. Era la sera del 28 febbraio 2013 e l’incidente era avvenuto in viale Volontari della libertà, poco prima dell’incrocio con via Nimis.
Per Fabiano Vidoni, 51 anni, residente a Premariacco, ma da qualche tempo domiciliato a Udine, non c’era stato niente da fare. Il calvario che ne era seguito per l’investitore, l’avvocato Giuliano Scialino, 72 anni, residente a Povoletto, e iscritto sul registro degli indagati per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, invece, si è concluso ieri.
Processato con rito abbreviato davanti al gup del tribunale di Udine, Paolo Lauteri, il legale è stato condannato a una pena complessiva di 1 anno e 8 mesi di reclusione, sospesa con la condizionale, oltre che alla sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per la durata di due anni.
Il pm Andrea Gondolo aveva concluso la discussione con la richiesta della pena di 2 anni. Il difensore, avvocato Guido Jesu, ha annunciato appello. Nel procedimento non c’è stata costituzione di parte civile, in quanto il risarcimento del danno alle due figlie della vittima è già stato definito.
Oltre all’omicidio colposo, a Scialino era stata contestata un’ipotesi di falso perchè, pochi giorni prima dell’incidente, avrebbe omesso di dichiarare un dato in sede di rinnovo della patente.
Il caso era rimbalzato anche sui tavoli del Tar del Fvg e a portarcelo era stato lo stesso legale, presentando istanza di opposizione al provvedimento di revisione della patente disposto dalla Provincia. Il ricorso, però, era stato ritenuto infondato.
Nel ricostruire la dinamica dell’incidente, la Procura non aveva rilevato alcuna violazione al codice della strada. Come emerso fin dai primi rilievi, la Porche Cayenne sulla quale l’avvocato Scialino si trovava non stava circolando a una velocità elevata.
Ciò che il pm gli ha imputato, invece, è una «grave disattenzione». Suv e bicicletta si trovavano sulla stessa direzione di marcia (da piazzale Osoppo a piazzale Chiavris). Vidoni era stato tamponato mortalmente mentre, «in sella alla bici, stazionava in verosmile attesa di convergere a sinistra, in aderenza al margine destro della strada.
Diversa la ricostruzione suggerita in aula dalla difesa e che sarà proposta anche ai giudici dell’Appello. «C’è stata una corresponsabilità del ciclista - ha detto l’avvocato Jesu -, che aveva iniziato ad attraversare la carreggiata e che era in stato di ubriachezza, essendogli stato riscontrato un tasso di alcolemia pari a 1,57 grammi per litro di sangue. Quella sera, inoltre, non indossava gli occhiali da vista che erano stati trovati poi nel borsone che aveva con sè». (l.d.f.)
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