Ciclisti indisciplinati, sempre più incidenti: già tre quelli mortali

UDINE. L’uso della bicicletta è sempre più diffuso: sono moltissimi gli udinesi che nel quotidiano prediligono le due ruote e una sana pedalata per raggiungere l’ufficio o spostarsi da un punto all’altro della città.
Si sa, però, che quando si corre in bici si è esposti a rischi e pericoli della circolazione stradale, bisogna fare più attenzione e, anche se alcuni ciclisti a volte se lo dimenticano, ci sono anche delle regole da rispettare. O succede di rimanere vittima o provocare incidenti, alcuni dei quali, spesso, assumono risvolti drammatici.
Incidenti con una percentuale sempre più in aumento, causati dall’eccessiva velocità, dalla mancanza di prudenza e, in generale, da uno scorretto comportamento di velocipedi e altri utenti. Tra il 2012 e il 2013 il totale dei sinistri che ha coinvolto, in città, gli udinesi è diminuito (rispettivamente a 122 e 107), ma il dato da tenere sotto controllo è il numero di quelli più gravi, saliti nell’arco dei dodici mesi da 0 a 5, tre dei quali mortali e due con feriti finiti all’ospedale in prognosi riservata, mentre fino al giugno di quest’anno, si sono verificati 45 episodi, di cui solo cinque si sono risolti senza infortuni per il conducente del veicolo a due ruote. Le infrazioni, per quanto riguarda i velocipedi, sono per ora 16, mentre nel 2013 sono state 52 e l’anno precedente dieci in più.
Questi i dati illustrati dal comandante della Polizia locale del Comune, Sergio Bedessi, ieri a palazzo D’Aronco, durante l’incontro «Il comportamento dei ciclisti», promosso dal Comune con la collaborazione del gruppo di lavoro «Tavolo a pedali», e che sposta l’attenzione verso questa tipologia di utenza per promuovere l’uso della bici in massima sicurezza.
Spesso, infatti, molte persone si scordano che la bicicletta è un veicolo a tutti gli effetti e non si tratta invece di un’«estensione del proprio corpo»: quante volte capita di trovarsi a passeggiare in città e incrociare qualche ciclista indisciplinato. Succede di non ricordare più, per esempio, che i marciapiedi sono spazi riservati ai pedoni, contrariamente a quanto credono molti ciclisti, i quali, attraversano anche la strada sulle strisce e, se presi dalla fretta, passano gli incroci infischiandosene del semaforo rosso.
Altri, invece, impegnano una mano al cellulare, trasformando il veicolo in un ufficio ambulante, oppure viaggiano in coppia con il proprio fido, approfittano per portarlo a fare una corsa (non si capisce mai chi dei due fa da traino).
E ancora, pedalano beatamente davanti ai mezzi, rischiando di provocare ritardi agli autobus, che nelle carreggiate più strette non riescono a superarli, o, ancor meglio, percorrono le vie controsenso, rischiando di provocare fastidiosi incastri con altri veicoli.
Va detto, ovviamente, che sono molti i ciclisti diligenti e rispettosi delle regole, ma è fondamentale, oltre ad assicurare l’affidabilità del mezzo (luci, freni, ruote), anche assumere un comportamento responsabile e corretto. Anche perché, intimare l’alt e i controlli da parte degli agenti sono piuttosto “difficoltosi”, visto che gli stessi ciclisti li considerano “impopolari” e quando si fermano, spesso non portano con sé documenti.
A tentare di risolvere il problema ci prova la polizia locale, organizzando campagne informative e incontri a tema e, tra una ventina di giorni, entreranno in azione anche le pattuglie in bici a presidiare strade e piste ciclabili.
All’incontro, oltre a Bedessi, c’erano il Prefetto, Provvidenza Delfina Raimondo e Maria Egle Lucia Bruno della Prefettura, il sindaco di Udine, Furio Honsell, il direttore di esercizio di Saf, Paolo Zaramella e i tre assessori Enrico Pizza, Raffaella Basana e Alessandro Venanzi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto