Cinghiali morti, allarme in pedemontana FOTO

Tra Spilimbergo e Pinzano una decina di esemplari. La Provincia: «È salmonella». Ma c’è l’ombra degli avvelenamenti

SPILIMBERGO. Una decina nelle ultime due settimane. Tanti sono i cinghiali morti rinvenuti nelle campagne tra i comuni di Spilimbergo e di Pinzano al Tagliamento. L’ultimo caso, segnalato da un agricoltore di Valeriano, è avvenuto proprio pochi giorni fa nella campagna di borgo Mizzari dove sono stati ritrovati in avanzato stato di decomposizione, evidentemente morti da diversi giorni, un animale adulto e due piccoli.

Un ritrovamento questo che fa il paio con altri episodi verificatesi circa un mese fa nella pedemontana avianese, alla vigilia della riapertura della caccia.

Nulla di cui doversi preoccupare, stando a quanto riferisce l’assessore provinciale alla Caccia, Stefano Zannier (seppure la competenza sulla questione sia della Regione), infatti «anche queste morti come quelle avvenute a metà maggio ad Aviano – spiega Zannier – sono riconducibili a selmonellosi, una malattia che dall’area di Aviano e Polcenigo si è evoluta estendendosi anche allo Spilimberghese» malattia, non dannosa per l’uomo, precisa Zannier «se le carni degli animali cacciati vengono conservate e consumate con criterio».

Ciò significa consumare le carni solo dopo completa cottura, in quanto la salmonella viene completamente inattivata alle alte temperature, evitando assolutamente di consumare carni crude o poco cotte ed anche preparati da stagionare perché la stagionatura non elimina il patogeno. «La malattia c’è – prosegue l'assessore – e nel caso in cui si rinvengano dei cinghiali morti è opportuno avvisare le autorità, in questo caso la polizia provinciale».

Un episodio che non spegne comunque le polemiche intorno alla proliferazione e ai danni causati da questo tipo di ungulati, un vero e proprio incubo per gli agricoltori ed allevatori che in più occasioni hanno espresso il loro malumore, non da ultimo lanciando un appello al governatore della Regione, Debora Serracchiani, perchè prenda a cuore il problema visto che la Provincia, come sottolineato anche dallo stesso Zannier «per quanto possa fare, ha le mani legate, e dipende nelle proprie scelte direttamente da Trieste». Una questione che, ad oggi, non trova soluzioni. I cinghiali che scorrazzano fuori dalle aree protette distruggono tutto quello che si trovano davanti, e all’imbrunire restare nei campi diventa anche pericoloso.

Al danno si unisce poi la beffa che il sopralluogo per avanzare un’eventuale richiesta di risarcimento danni è a carico degli stessi agricolori per un rimborso che poi non si sa se arriverà. Una situazione così difficile da reggere, visti i tanti sacrifici e i soldi che ogni anno si spendono per poter coltivare i terreni, che fa balenare a più di qualcuno l’ipotesi di passare alle “manieri forti”, avvelenando gli animali.

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