Cinquanta giorni di coronavirus: ecco come la pandemia ha cambiato le nostre vite

Da allora tutto è cambiato. E fra le molte cose nuove che hanno scandito le nostre giornate, c’è stato anche un recupero quasi involontario delle nozioni statistiche che ognuno di noi aveva più o meno nascosto in un “cassetto” del cervello

Cinquanta giorni difficili, drammatici, in cui tutti noi abbiamo dovuto combattere con la pandemia, che a partire da fine febbraio si è materializzata anche in Friuli Venezia Giulia con i primi contagi individuati ufficialmente.

CORONAVIRUS, I DATI

Da allora tutto è cambiato. E fra le molte cose nuove che hanno scandito le nostre giornate, c’è stato anche un recupero quasi involontario delle nozioni statistiche che ognuno di noi aveva più o meno nascosto in un “cassetto” del cervello. E così tutti abbiamo atteso i bollettini ufficiali della protezione civile, diventando – da buoni italiani – esperti in percentuali, medie, curve, istogrammi, andamenti, proiezioni. Abbiamo inserito nel nostro vocabolario termini come “picco” o “plateau”.

Il Messaggero Veneto ha cercato di affidare agli esperti il compito di leggere con competenza i freddi numeri comunicati nei bollettini quotidiani. E a proposito di dati e grafici, si è instaurata una collaborazione tra il nostro giornale e l’università di Udine, in particolare nella persona di Vincenzo Della Mea, professore di Informatica medica del dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’università di Udine. Il docente aggiorna ogni giorno numerosi grafici con i numeri forniti dalla protezione civile regionale e nazionale, condividendoli con il Messaggero Veneto.



E le curve hanno disegnato in modo chiaro l’evoluzione del virus nella nostra regione. «Tutti gli indicatori sono cresciuti dalla fine di febbraio sino alla settimana dal 23 al 29 marzo – spiega Della Mea – e proprio quello è stato il momento peggiore, che ha registrato più contagi, più vittime, più ricoveri nei reparti ospedalieri della regione».

Dalla settimana seguente, però, così come a livello nazionale, le cose sono andate meglio. Le misure di isolamento previste dal governo hanno dato i primi risultati. Meno persone positive, meno ricoverati in terapia intensiva. Le curve matematiche hanno frenato la loro corsa.



«Nei momenti più difficili si registrava circa il 10 per cento di positività ai tamponi, ora siamo scesi alla metà e anche meno» sottolinea Della Mea.


«Ora che siamo nella fase discendente – prosegue il docente – sarebbe interessante ricavare informazioni che ovviamente i semplici dati statistici non forniscono. Sarebbe utile sapere a quali categorie di persone si riferiscono i nuovi contagi che ancora si verificano ogni giorno. Faccio un esempio: se venissimo a sapere che molti contagi avvengono ai danni delle persone che vanno a fare la spesa potremmo tutti comportarci in modo diverso. Possiamo immaginare che molti nuovi casi di positività si riferiscono alle case di riposo. Ma questi non esauriscono la casistica».



Un altro dato che ha sempre caratterizzato il Friuli Venezia Giulia in questi 50 giorni di pandemia è stato l’impatto decisamente diverso rispetto alle altre regioni del Nord. Qui tutti i numeri sono stati più bassi, tanto che lo stesso vicegovernatore Riccardo Riccardi ha sottolineato l’efficacia delle misure di contenimento prese in anticipo nei nostri territori. Qualche numero per capire le differenze. «Il tasso di mortalità in Friuli Venezia Giulia è dello 0,15 su mille abitanti – sottolinea il professore Della Mea – mentre in Lombardia è dell’1,05 su mille abitanti e in Emilia Romagna dello 0,56».



Per quanto riguarda la giornata di ieri, spicca il nmumero sempre in discesa dei nuovi malati: 44 contro i 50 di venerdì. «Le terapie intensive – prosegue il professore – continuano ad alleggerirsi. Dai 33 posti occupati venerdì siamo passati a 28. Soltanto alcuni giorni fa erano 60 i malati che più o meno stabilmente erano curati nelle terapie intensive degli ospedali della regione».

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Il bollettino della protezione civile del Friuli Venezia Giulia parla anche di sei decessi in più che portano così il totale a 185. I totalmente guariti dall’inizio della pandemia sono 489, mentre i clinicamente guariti (senza più sintomi, ma non ancora negativi al tampone) sono 337.

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