Cinque caserme dismesse ancora senza un futuro

Nel momento in cui – ormai tre anni fa – gli alpini dell’Ottavo Reggimento lasciarono in via definitiva Cividale, l’amministrazione comunale era quasi certa che la caserma liberatasi, la Francescatto (l’ultima rimasta in funzione fra le cinque presenti sul territorio), sarebbe stata trasferita dal Demanio al Comune in un lasso di tempo stretto per scongiurare il rischio che patisse il destino delle altre quattro, ormai dei ruderi. Ma non è andata così.
Anziché celeri le tempistiche dell’iter si sono rivelate bibliche, tant’è che la giunta Balloch – nonostante le ripetute sollecitazioni e pressioni – non ha ancora idea di quando l’ente locale potrà disporre del bene per avviare il processo di conversione d’uso.
Lo stato di paralisi sarà uno degli argomenti di discussione nella prossima seduta dell’assemblea civica (indetta per lunedì 25 novembre), perché il gruppo consiliare del Pd ha presentato un’interrogazione in cui chiede lumi sullo stato di avanzamento di un progetto che, in realtà, pare stia facendo tutto tranne che avanzare.
«Sul territorio cividalese – ribadiscono i consiglieri Martina, Strazzolini e Domenis – si contano cinque caserme dismesse. La Francescatto è a tutt’oggi in attesa di trasferimento; nella Lanfranco, caso unico, sono in corso le attività per realizzare la nuova caserma della Guardia di finanza, mentre l’attigua Zucchi versa in stato di completo degrado. Idem dicasi per la Miani di Grupignano e per la Vescovo di Purgessimo, dove si ravvisa un concreto pericolo di crolli».
Dal sindaco Balloch arriva la conferma del ristagno della pratica Francescatto: «Abbiamo ripetutamente espresso al Demanio – afferma – la preoccupazione che il complesso si deteriori, come accaduto agli altri, ma nonostante le iniziali rassicurazioni sia l’istanza di un rapido passaggio di consegne, sia quella di garantire un servizio di guardiania alla caserma, per scongiurare il ripetersi di situazioni verificatesi nei restanti siti militari dismessi, non hanno trovato riscontro nella pratica. Non ci resta che tornare a contattare il Ministero competente, nella speranza che lo stallo si sblocchi e che ci venga data certezza sulle tempistiche».
Ma la questione degli immobili militari inutilizzati si sviluppa, a Cividale, anche su un secondo fronte, che per quanto paradossale persiste: nei 45 appartamenti demaniali di Grupignano, quasi interamente disabitati, il riscaldamento corre a tutta forza per l’intero periodo invernale. Risultato, uno spreco di denaro pubblico sull’ordine degli 80 mila euro l’anno. Il caso era stato sollevato da Roberto Novelli, allora consigliere regionale, oggi deputato: «Non è cambiato nulla», accusa l’onorevole. «Il Fvg con i suoi 1.160 alloggi demaniali, più di 400 caserme, 1.400 bunker e 300 postazioni di montagna – rileva –, è un impressionante inventario di beni militari non più usati. Serve un’indagine approfondita – e la vicenda di Grupignano potrebbe fungere da starter – per capire se esistano responsabilità in relazione allo stato di degrado delle strutture, ai costi, spesso ingiustificati, del loro mantenimento e alla mancata cessione quand’erano ancora appetibili». —
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