Ciriani sposo, l’abbraccio di Pordenone
In duomo le nozze con Silvia Birri. Abiti classici, ma eleganti, emozioni trattenute e baci dati. Il racconto della cerimonia

Niente lacrime, un po’ di emozione (ben mascherata), tanti applausi dentro e fuori la chiesa, una decina di bacetti e mani nelle mani per quasi tutto il rito. Ecco la cinquina, ovviamente per sommi capi, del matrimonio del sindaco di Pordenone, al secolo Alessandro Ciriani, e di Silvia Birri celebrato nel duomo San Marco dal parroco monsignor Otello Quaia con don Giancarlo Peggio e don Alessandro Tracanelli.
Sposa bagnata, sposa fortunata. Baciata dal sole all’ingresso, 12 minuti dopo le 11, accompagnata dal suocero Arnaldo, giunta in Bmw serie 3 al volante Fabio, fratello del primo cittadino arrivato a piedi, alle 10.50, accompagnato dai testimoni e accolto dal fratello Luca, il primo a raggiungere il duomo alle 10.30; sotto la pioggia all’uscita, ben dopo le 13 e dopo aver assolto a centinaia di congratulazioni, per liberare, con lo sposo, due colombine bianche. Unico “eccesso”, perché erano banditi riso (motivi di sicurezza della chiesa), petali, stelle filanti e altre amenità.
Cerimonia sobria volevano, cerimonia sobria è stata, dalle 11.18. Musiche e canti di componenti l’Orchestra e coro San Marco, Andrea Tomasi all’organo: la Marcia di Wagner all’entrata, “Bist du bai mir” all’offertorio, l’Ave Maria di Schubert alla comunione, Dolce sentire alle firme e la Marcia di Mendhelsson al commiato.
Addobbi floreali commissionati alla Fioreria Cristallo di Luciano Turchet, che ha lavorato con una decina di scatole di gepsofila e un centinaio di rose panna per realizzare la salita all’altare e le composizioni ai banchi: dello stesso colore le rose del bouquet, paggetti i figlioletti della coppia, Emma e Andrea, la prima rimasta accanto ai genitori tutta la cerimonia, il secondo, più piccolino, tra loro, i nonni e la sorella della sposa.
Vestiti non appariscenti, ma molto eleganti, indossati con agio e non impostati. Abito grigio scuro, cravatta perla, pochette e camicia bianca, mocassini neri, lui. E lei: abito bianco organza di seta pura e corpetto operato, velo accennato dai capelli (raccolti, nonostante il sindaco li avesse chiesti sciolti), strascico di un metro e mezzo.
Messa al via, dopo un innocente bacetto di lui sulla fronte di lei. Letture affidate a Flavia Maraston (Cantico dei cantici), preghiera dei fedeli a Mario Boranga. Quindi il rito del matrimonio, benedizione e consegna degli anelli, benedizione degli sposi, ricordo dei genitori defunti di Silvia. Un abbraccio, l’applauso del duomo, gremito. E sposi sono diventati, senza una sbavatura, senza una incertezza. Nessun discorso, unica eccezione Alessandro Basso, che ha dato lettura della pergamena con benedizione apostolica di papa Francesco. E le firme con i testimoni: Federica Papavero e Fabio Ciriani lei, Elena Ceolin ed Andrea Fantin lui. E il dono del parroco, il Vangelo illustrato. Coda, per congratularsi con i neosposi, poi l’uscita e via al Fossa Mala per il pranzo con i parenti e la cena con gli amici.
Tra i presenti, pochissimi politici tra cui Riccardo Riccardi, Sergio Bini e Fabio Scoccimarro; la giunta al completo con molti consiglieri comunali (ma nessuno dell’opposizione). Del resto non doveva essere Alessandro Ciriani in versione sindaco, ma l’Alessandro innamorato di Silvia. E così è stato.
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