Cittadella della Giustizia in largo Ospedale vecchio, varo atteso quarant’anni

“La cittadella della Giustizia” è un tema attuale, ma già abbondantemente discusso negli anni sessanta. Allora il Tribunale si trovava, dal 1872, nella sede cinquecentesca di via Treppo, ex seminario arcivescovile, già da parecchi anni insufficiente a garantire le condizioni di funzionalità e di decoro.
Di conseguenza l’amministrazione comunale, nel 1961, aveva ravvisato la necessità di costruire un nuovo Tribunale, su un’area opportunamente scelta, tra le vie F. Crispi e A. Manzoni, e ne aveva affidato la progettazione alla ripartizione tecnica. Particolare cura era stata dedicata alla scelta dell’area, tenendo presente l’inserimento nel contesto viario e urbano. Il fabbricato, da ubicarsi in adiacenza all’attuale palazzo dell’Agenzia del Territorio, avrebbe dovuto ricoprire una superficie di 3.102,39 metri quadrati, con un’elevazione di 18,80 metri sul livello del mare, pari a 5 piani. Sebbene di grande interesse, l’idea venne accantonata, per le difficoltà legate al reperimento dei fondi.
La questione si ripropose pochi anni dopo, nel 1964, quando l’amministrazione comunale bandì un concorso regionale per l’elaborazione di un progetto per la sede degli Uffici giudiziari di via Treppo, unitamente a un piano per la riqualificazione di piazza Patriarcato. Si trattava di un intervento radicale volto alla riorganizzazione architettonica e funzionale degli spazi interni, per l’inserimento degli uffici della Conciliazione, della Pretura, del Tribunale, della Procura e della Corte d’Assise. Inoltre il piano regolatore comunale, non ancora approvato, prevedeva lo sfondamento del Tribunale di via Treppo, onde consentire un passaggio stradale fra la piazza Patriarcato e la piazza I Maggio.
Fra i concorrenti possiamo citare l’ingegner Giacomo della Mea, l’ingegner Giuliano Parmegiani, l’ingegner Renzo Agosto e l’architetto Vittorio Zanfagnini. Ma anche questa soluzione rimase sulla carta: non piaceva l’ubicazione sotto il profilo urbanistico e vi erano difficoltà a reperire i fondi, pertanto l’amministrazione comunale decise di realizzare solo le opere strettamente necessarie.

Il problema rimase congelato finché, alla fine degli anni Settanta, venne individuato nell’ex Ospedale Civile di largo Ospedale Vecchio il luogo più appropriato. Si tratta del sito su cui si trovavano il Convento dei Padri Conventuali di San Francesco e l’ospedale, che dal 1300 circa, occupava parte dell’area compresa fra l’attuale via Stringher, allora denominata Androna dell’Ospitale, e via Cavour, allora Borgo del Fieno.
La costruzione di un nuovo edificio, denominato “Ospedale di Santa Maria della Misericordia” o dei Battuti, era stata iniziata nel 1782 per volere dell’arcivescovo Girolamo Gradenigo, su progetto dell’architetto veneziano Pietro Bianchi, con alcune modifiche dell’architetto G. Antonio Selva – autore del Teatro Verdi di Trieste (1798–1801) e del Teatro la Fenice di Venezia (1788–1792) –. Purtroppo i lavori, a causa dell’occupazione francese di pochi anni più tardi, furono sospesi e, dopo varie traversie, il nuovo ospedale cominciò a funzionare intorno al 1833. Il progetto originale fu poi parzialmente rivisitato dall’architetto feltrino Giuseppe Segusini.
Anche il nuovo ospedale, essendo l’unico della città, ben presto si rilevò insufficiente alle necessità, ma continuò tuttavia a funzionare ancora a lungo, finché nel 1924 venne posta la prima pietra dell’attuale centro ospedaliero. Il vecchio edificio, con il passaggio progressivo dell’ospedale nella nuova sede, rimase abbandonato. Fu sede per un certo periodo del Museo di Storia Naturale e, negli anni sessanta, con un provvedimento quanto mai infausto, che suscitò numerose proteste, si decise di demolire la parte est del complesso, distruggendo così uno dei rari esempi di ospedali a quattro cortili.
Con il progetto dell’architetto Gino Valle del 1978, iniziarono a considerarsi diverse ipotesi progettuali fino a quelle definitive dell’architetto Domenico Bortolotti e dell’ingegner Gianni della Marina che portarono all’attuale configurazione del tribunale di largo Ospedale Vecchio e di via Morpurgo. Una concezione sviluppata attorno a tre componenti architettoniche, vertenti nel restauro del vecchio ospedale, nella costruzione del moderno fabbricato di via Morpurgo e nella realizzazione di un garage sotterraneo. L’intento progettuale è stato quello di creare una compenetrazione fra questi tre elementi, con lo scopo di ottenere un unico oggetto architettonico.
L’edificio del tribunale nuovo e vecchio così come lo conosciamo oggi, fu completato appena alla fine degli anni novanta. Oggi si tratta di un edificio mutilato che conserva la dignità e l’armonia dell’impianto neoclassico soltanto nel pronao della facciata principale (verso la piazza Ospedale Vecchio). Dal 1961 al 2000: quasi quarant’anni per arrivare alla consegna chiavi in mano della “Cittadella della Giustizia”! I tempi lunghi della giustizia non riguardano evidentemente solo la durata dei processi.
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