Civibank, alcuni soci scrivono a Bankitalia: ora pretenda i danni

Iniziativa alla vigilia dell’udienza preliminare agli ex vertici della banca. Chiesta all’organo di vigilanza la costituzione di parte civile
Cividale 23 maggio 2013. Carabinieri del NOE nel cantiere della Steda done si sta' completando la sede della Banca Popolare di Cividale e la nuova Despar. Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Diego Petrussi
Cividale 23 maggio 2013. Carabinieri del NOE nel cantiere della Steda done si sta' completando la sede della Banca Popolare di Cividale e la nuova Despar. Telefoto Copyright Agenzia Foto Petrussi / Diego Petrussi

CIVIDALE. Le chiedono di battere un colpo. Di fare sentire che c’è e che intende costituirsi parte civile nel processo agli ex vertici della Banca di Cividale al via da mercoledì prossimo. Accodandosi così alla sempre più folta schiera di “pretendenti” a un risarcimento dei danni.

La lettera raccomandata di un gruppo di soci della Cividale alla sede triestina della Banca d’Italia è partita ieri. Alla viglia, cioè, dell’udienza preliminare nella quale magistrati e difese - a meno di un nuovo rinvio, dato peraltro per probabile, a causa del legittimo impedimento di alcuni avvocati - si incontreranno, per decidere la strada che ciascuno degli otto imputati, tra manager e imprenditori, imboccherà nel procedimento che li vede accusati, a vario titolo, delle ipotesi di reato di estorsione e corruzione tra privati.

Assistiti dagli avvocati Michele Picco e Teresa Dennetta, sei soci dell’istituto di credito che, nella primavera scorsa, era finito al centro della bufera giudiziaria scatenata dall’inchiesta del procuratore aggiunto Raffaele Tito, hanno deciso di rivolgersi direttamente alla divisione Vigilanza di Bankitalia, per conoscere le sue intenzioni in merito alla posizione da assumere nella vicenda e, più in particolare, per «sollecitarlo a valutare l’opportunità di intervenire nel procedimento penale per il ristoro dei danni eventualmente patiti».

Il “nocumento”, nel caso del massimo organo di vigilanza delle banche, attiene più all’immagine, che non agli aspetti patrimoniali, per i quali, qualora il tribunale dovesse accertate le responsabilità contestate dalla Procura, saranno proprio i soci a presentare il conto.

«Tra i compiti istituzionali di Banca d’Italia - ricordano i legali nella missiva - vi è quello della prevenzione dei comportamenti illeciti nel settore finanziario, del riciclaggio e dell’usura. In forza di tali prerogative, aveva effettuato indagini ispettive nei confronti della Banca popolare di Cividale sia nel 2010, sia nel 2013. Dalle risultanze - aggiungono - sono emerse criticità che hanno portato all’avvio della procedura sanzionatoria nei confronti del Consiglio di amministrazione, dell’ex direttore generale e del collegio sindacale». Le violazioni si riferiscono alle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, quelle in materia di organizzazione e governo societario delle stesse e quelle sulle politiche e prassi di remunerazione.

L’esito dell’ultima ispezione - pubblicato lo scorso febbraio in esclusiva dal “Messaggero Veneto” - era suonato come una bocciatura dell’operato della banca, biasimata sia per l’inadeguatezza di alcune scelte gestionali, sia per la scarsa attenzione ai rischi. Ed è proprio alla luce di quelle considerazioni che un gruppetto di soci, ora, chiede a Bankitalia di scendere a sua volta in campo e schierarsi. Tanto più, considerando che è stato lo stesso pm a indicarla quale parte offesa nel capo d’imputazione notificato all’allora presidente Lorenzo Pelizzo, all’ex direttore generale Luciano Di Bernardo e all’ex vice direttore Gianni Cibin, agli imprenditori Franco Pirelli Marti e Gianni Moro, che con le loro rivelazioni diedero il via all’inchiesta, e a Daniele Lago, presidente della “Steda spa” di Rossano Veneto incaricata dei lavori di realizzazione della nuova sede.

All’inizio di maggio, cioè subito dopo il rinnovo del Cda della Cividale - con il passaggio del testimone da Pelizzo a Graziano Tilatti -, era stato l’avvocato Roberto Paviotti, per conto del notaio e socio della banca, Pierluigi Comelli, a inviare una raccomandata ai nuovi vertici, per sollecitarli a costituirsi parte civile. Passaggio che il legale del gruppo, avvocato Emanuele Fisicaro, formalizzerà per l’appunto all’apertura dell’udienza preliminare. Stando all’ipotesi accusatoria, lo scambio di utilità tra gli indagati avrebbe procurato alla banca un danno di oltre 21 milioni di euro.

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