Civibank assorbe i leasing, il presidente: non servo più

La fusione della partecipata nella casa madre innesca la polemica interna. Marseu: nessuno mi ha avvertito. Del Piero: mi sembrava fosse scelta condivisa
Cividale 15 marzo 2014.Inaugurazione Banca di Cividale..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Cividale 15 marzo 2014.Inaugurazione Banca di Cividale..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. La Banca popolare di Cividale ha deciso di inglobare Civileasing, dando avvio al processo di fusione. L’opzione, presa nei giorni scorsi dal Consiglio di amministrazione di Civibank, ha indotto il presidente della partecipata, Marco Marseu, a rassegnare le proprie dimissioni.

«Evidentemente - è il suo commento - non servo più». Una decisone che lascia intravedere perlomeno uno strascico polemico della vicenda. La società di leasing, che opera nel settore della locazione finanziaria e più nello specifico nel cosiddetto leasing strumentale (capannoni, auto, settore nautico ecc), vanta circa 300 milioni di “impiegato”.

A innescare la polemica sarebbe stato il modo con cui il cda sarebbe arrivato alla decisione. Decisione cioè che la presidente dell’istituto bancario, Michela Del Piero, non avrebbe anticipato al suo collega di Civileasing il quale si sarebbe adombrato per essere venuto a conoscenza della fusione a cose fatte. Non solo, ma la presidente avrebbe riferito al cda che della vicenda tutti erano stati messi al corrente.

«Prendo atto delle dimissioni di Marseu - si è limitata a riferire - ma mi pareva che la decisione fosse stata a lungo condivisa». Insomma, un piccolo “giallo”.

Civileasing è l’ultima partecipata (al 100 per cento) della popolare. La scelta operata dalla Del Piero è in linea con la necessità di apportare tagli e ristrutturazioni interne. Nel merito, le banche stanno infatti adottando strategie nuove e i tempi sono tali da indurre un loro riposizionamento.

Quindi, tra le possibilità che l’istituto bancario di Cividale si è trovato di fronte c’era quella della fusione con Civileasing.

«È un’opzione - afferma il presidente Marseu - che assolutamente ci può stare, anche se esistono dei pro e dei contro. Io che sono una pedina piccola di certo non posso determinare le strategie, ma posso almeno essere consultato. Sì, è vero, c’è stata questa carenza di coinvolgimento per cui ho ritenuto di rassegnare le dimissioni che ho già provveduto a formalizzare. Con molta tranquillità e senza volere innescare inutili polemiche».

Marseu potrebbe essere sostituito in attesa della fusione, visto che la scadenza naturale del cda avverrebbe tra tre anni. «Non so quanto sia ufficiale la delibera del cda della Banca popolare - insiste -, ma mi pare di capire che i giochi siano fatti.

Come l’ho saputo? Canali interni. Nessuno mi aveva avvertito della decisione del cda». Tornando all’operazione, Marseu ribadisce che potrebbe essere oggettivamente «quella giusta se non la migliore. Anche se bisogna tenere conto che delle 72 società di leasing italiane soltanto due sono incorporate nella banca e, dunque, noi saremo la terza. Mi chiedo se davvero siamo i più bravi. Di certo non spetta a me dirlo».

Infine, Marseu ci tiene sottolineare che non è assolutamente sua intenzione di entrare in polemica con il cda della Banca popolare: «Ripeto di prendere atto con molta serenità che non servo più».

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