Cividale, il leghista “re” dei voti a processo per evasione

Elia Miani, numero due del Carroccio e in queste ore verso la nomina a vice di Balloch, risponde di false fatture
Cividale 10 Gennaio 2012. Consiglio comunale. Miani. Telefoto Copyright Foto PFP / Petrussi
Cividale 10 Gennaio 2012. Consiglio comunale. Miani. Telefoto Copyright Foto PFP / Petrussi

CIVIDALE. A processo per evasione fiscale nel giorno (o, tuttalpiù, nelle ore) della sua nomina ad assessore comunale della giunta Balloch bis.

È l’infelice coincidenza che Elia Miani, 59 anni, leghista e già vice sindaco di Cividale, nonchè recordman dell’ultima tornata elettorale per numero di preferenze (318 voti), si è ritrovato in agenda.

Proprio lui, che del Carroccio è il vice segretario regionale, secondo soltanto a Massimiliano Fedriga, e che nell’Esecutivo cividalese siede dal 2000, quando a guidare il Comune era Attilio Vuga, è finito nelle maglie di un’inchiesta giudiziaria per una presunta “Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”.

Ossia - sempre secondo la tesi accusatoria -, per avere gonfiato ad arte la propria dichiarazione dei redditi, nella sua veste di titolare della ditta individuale “Isotex” di Cividale, al solo scopo di versare meno tasse al Fisco.

Quella di oggi, giovedì, rappresenta, di fatto, la prima udienza dell’istruttoria dibattimentale. L’appuntamento è per le nove, davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine, Angelica Di Silvestre, che è anche la presidente della sezione penale. Il decreto con il quale, l’anno scorso, il gup Emanuele Lazzàro ne aveva disposto il rinvio a giudizio aveva fissato l’inizio del processo per il 19 marzo.

Ma quel giorno l’udienza era saltata per un legittimo impedimento e il giudice aveva riconvocato le parti per oggi. Di fatto, quindi, questa mattina ci si limiterà a procedere con l’ammissione prove e a rinviare per l’inizio dell’audizione dei testi.

L’inchiesta è stata condotta dai finanzieri della Compagnia di Cividale, sotto il coordinamento del procuratore facente funzioni, Raffaele Tito. Nel mirino, quattro fatture per un valore complessivo di 31.843 euro (due relative al dicembre 2008 e altre due al gennaio 2009) che la società “Eurodomus doo”, con sede in Bosnia, avrebbe emesso a favore della Isotex di Miani, specializzata in ristrutturazioni edili, per prestazioni che gli inquirenti ritengono inesistenti.

Fatture fasulle, insomma, ma delle quali l’assessore e imprenditore leghista si sarebbe avvalso, per indicare nella dichiarazione dei redditi del 2008 elementi passivi tali, da permettergli di ridurre l’imponibile ed evadere così circa 3 mila euro di imposte.

A mettere in moto la Procura era stata una lettera di trasmissione inviatale dall’Agenzia delle entrate nell’aprile del 2013, dopo il controllo fiscale al quale la ditta era stata sottoposta quasi due anni prima.

Per fare chiarezza su quelle quattro fatture, i finanzieri si erano recati in diversi cantieri e avevano sentito diversi committenti di Miani e tutti avevano escluso di avere mai sentito parlare della società bosniaca. La perquisizione a casa dell’indagato e l’informazione di garanzia erano quindi scattate alla fine del 2013.

Eppure, a sentire la difesa, la vicenda è molto più semplice e chiara di quanto sia stato ipotizzato e l’innocenza di Miani sarà facilmente dimostrata a dibattimento.

«Eurodomus è una società alla quale Miani, che con la sua ditta non sarebbe stato in grado di eseguire tutti i lavori da solo, subappaltava spesso alcune opere – spiega l’avvocato Guglielmo Pelizzo, suo legale –. Abbiamo i contratti di subappalto e li produrremo in aula, dimostrando che le prestazioni sono state effettivamente rese dalla società bosniaca che ha emesso le fatture.

Il dibattimento – ha aggiunto il difensore – consentirà all’assessore Miani di fugare ogni dubbio sulla correttezza e sull’irreprensibilità della propria condotta».

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