Cividale, si dimettono in tre: decade il cda della casa per anziani
CIVIDALE. A ridosso del debutto ufficiale della seconda amministrazione Balloch (la seduta di insediamento dell’assemblea civica è in calendario per domani, alle 18) un inatteso scossone negli assetti della Casa per anziani cittadina agita le acque della politica locale.
A sorpresa, infatti, hanno rassegnato le proprie dimissioni dal Cda ben tre dei cinque consiglieri in organico: i tre, per meglio dire, facenti capo alla precedente nonché attuale maggioranza cividalese, Rita Cozzi (Lega Nord), Paolo Marseu (in quota Forza Italia) e Gilberto Piva (Udc).
Il blitz ha comportato l'inevitabile e immediata caduta dell'organismo, composto appunto da cinque elementi, vertice incluso, e teoricamente destinato a operare fino al 2017: al loro posto erano rimasti solo il presidente Roberto Mennillo e Maria Antonietta Pellegrini, indicata - come da regolamento - dall’ex opposizione.
La notizia del “terremoto” si è diffusa mercoledì, per quanto la formalizzazione delle dimissioni riporti ad alcuni giorni fa: nessuna comunicazione (per ora, almeno) a chiarimento e motivazione della decisione, le cui finalità paiono comunque piuttosto evidenti.
Indiscrezioni diffusesi nelle ultime ore collegano la scelta dei due consiglieri allineatisi alla Cozzi - l’unica tenuta a fare un passo indietro per ragioni di incompatibilità, essendo stata eletta nell’assise municipale - alla recente tornata elettorale: la presenza di un nuovo consiglio comunale avrebbe suggerito a Marseu e Piva di rimettere il mandato nelle mani del sindaco. Ma questa non pare, appunto, che la versione di “facciata”.
Le ragioni effettive sembrerebbero tradursi nella precisa volontà di far decadere l’organo di gestione dell’Asp Casa per anziani per arrivare, per logica conseguenza, alla designazione di un nuovo Cda, presumibilmente con diversa presidenza.
E dalla neo-minoranza cividalese, così, si levano voci di forte critica. «La politica - dichiara Maria Cristina Novelli - ha colpito ancora una volta. L’accaduto conferma che la struttura assistenziale (per quanto non più istituzione bensì Azienda di servizi alla persona) non è affatto autonoma ma continua a rispondere alle logiche di partito, alla dinamica delle spartizioni dei posti.
Professionalità e competenze sono, ahimé, l’ultimo dei parametri. Nulla vincolava il Cda al cambio di amministrazione: la scadenza naturale portava al 2017». Lapalissiano, insomma - fa intendere l'amministratrice -, l'obiettivo: far crollare il consiglio per approdare ad altre nomine.
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