Clienti a un metro di distanza nei bar e al ristorante menù digitali e prenotazioni. Fedriga: le regole nazionali sono inapplicabili

Il Fvg come Veneto ed Emilia boccia i 4 mq a persona e “adotta” le linee Fipe-Confcommercio. Gli oggetti necessari per il servizio, i cestini per il pane, oliere e tutti i contenitori dei condimenti, comprese le zuccheriere, dovranno essere igienizzati dopo ogni uso a meno che i ristoratori non decidano di usare le bustine monouso

Incassato il via libera all’apertura di bar e ristoranti, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto ora dichiarano la guerra del metro. Trattano con il Governo per ridurre a un metro la distanza tra i clienti nei pubblici esercizi. I governatori, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, hanno chiesto al Governo di applicare i protocolli scritti e sottoscritti dalle associazioni di categoria, in questo caso dalla Fipe-Confcommercio, in collaborazione con le organizzazioni sindacali. Una strada, questa, seguita anche dall’Emilia Romagna e dalle Marche che, alla pari delle due regioni del Nord-est, ritengono improponibile il protocollo Inail che obbliga a riorganizzare le attività con una persona ogni quattro metri quadrati.

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La linea della Fipe-Confcommercio. Oltre all’igienizzazione delle mani, alla formazione del persone e alla sanificazione dei locali, il documento della Federazione italiana pubblici esercizi prevede la «distribuzione dei tavoli in modo che le sedute garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno un metro». Unica eccezione per i componenti dello stesso nucleo familiare che, però, non dovranno auto certificare il grado di parentela. Il consigliere nazionale della Fipe-Confcommercio, il friulano Antonio Dalla Mora, fa notare che «lo studio dell’Inail non è un atto esecutivo».

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Mantenuti i tavoli a un metro di distanza – «se due persone sono sedute una di fronte all’altro sono a un metro di distanza», assicura Dalla Mora –, il protocollo Fipe-Confcommercio non obbliga i ristoratori a ritirare e verificare le autocertificazioni perché, sottolinea il consigliere nazionale, «crediamo che una persona adulta sappia con chi si siede al tavolo». Il protocollo di regolamentazione per il contenimento del coronavirus incoraggia la prenotazione digitale o telefonica anche se fino a quando la capienza lo permetterà saranno servite anche le persone che si presenteranno all’ultimo momento.

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La proposta esclude assembramenti all’ingresso dell’esercizio e dentro la sala. Prevede la separazione tra entrata e uscita e non esclude il doppio turno. Eliminati i guardaroba, i clienti saranno accompagnati ai tavoli dal personale del locale. Diverse le versioni dei menù: da quelli digitali che saranno inviati sui dispositivi elettronici dei clienti, si passa a quelli plastificati facilmente igienizzabili. Non è escluso il menù monouso.

Gli oggetti necessari per il servizio, i cestini per il pane, oliere e tutti i contenitori dei condimenti, comprese le zuccheriere, dovranno essere igienizzati dopo ogni uso a meno che i ristoratori non decidano di usare le bustine monouso. All’interno dei locali non dovranno mancare gel igienizzanti e cesti per raccogliere i dispositivi di protezione che continueranno a essere indossati dai clienti in ingresso e dal personale, a iniziare dai camerieri e banconieri obbligati, pure loro, a mantenere le distanze di sicurezza.

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«La nostra proposta favorisce i pagamenti elettronici o al tavolo. Le casse saranno dotate di segnaletica orizzontale e di sistemi di protezione», continua Dalla Mora, assicurando che tovaglie e tovaglioli finiranno in sacchi appositi e lavati a una temperatura adeguata per neutralizzare il virus. Analoga la proposta Fipe-Confcommercio per i bar dove i clienti dovranno restare a un metro di distanza uno dall’altro davanti ai banconi. Il documento prevede, anzi invita a garantire anche le consegne a domicilio e il servizio take away. Pure nei bar sarà vietato l’uso degli appendiabiti, non troveranno spazio alimenti sfusi e l’uso di mascherine sarà obbligatorio.

La battaglia del governatore. «Le linee guida Inail per gran parte sono inapplicabili. Dire che la gente può aprire ma con regole che di fatto non permettono di aprire è un problema vero». Fedriga, ieri mattina, ai microfoni della trasmissione televisiva “Mi manda Raitre” ha spiegato che la domanda inviata al Governo, attraverso il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, comprende anche la riapertura di piscine e palestre. Il secondo passaggio fondamentale – ha aggiunto – è mettere in campo regole che siano applicabili».

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Nel mirino dei governatori sono finiti i quattro metri quadrati a persona previsti dall’Inail, un criterio ritenuto inapplicabile anche da molti titolari dei pubblici esercizi che, a queste condizioni, non hanno fretta di aprire. Significherebbe perdere il 60 per cento dei posti e quindi il ritorno economico. La risposto da Roma è attesa per oggi, nel corso dell’incontro in teleconferenza tra i governatori e i ministri agli Affari regionali e alla Salute, Francesco Boccia e Roberto Speranza. «Gli faremo presente – insiste il presidente – che dobbiamo avere regole applicabili, in grado di assicurare la sicurezza». Intanto Fedriga e Zaia hanno già comunicato ai prefetti la loro intenzione di dare la possibilità ai cittadini del Friuli Venezia Giulia e del Veneto di incontrare i congiunti nelle zone dell’ex province, a ridosso dei confini.

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