Clocchiatti, c'è il via libera dei creditori al concordato

UDINE. La “Clocchiatti Tobia spa” ce l’ha fatta. A pochi giorni dalla scadenza dei termini entro i quali i 514 creditori chirografari avrebbero dovuto inviare al tribunale il proprio parere sulla proposta di concordato preventivo liquidatorio, al quale la storica azienda friulana, fino a un paio di mesi fa sull’orlo del fallimento, era stata ammessa a fine ottobre, la conta dei voti dà praticamente per superato l’esame. Stando alle lettere pervenute agli uffici di largo Ospedale vecchio - gli ultimi dati sono aggiornati al pomeriggio di ieri -, il quorum del 51 per cento è stato raggiunto e oltrepassato già di qualche decina di punti.
La conta. Due le letture che, al momento, sono state date ai numeri a disposizione del tribunale. Entrambe, comunque, ormai sufficienti a dichiarare il concordato preventivo approvato. Fissata in 4 mila 890 preferenze l’asticella del quorum - ogni creditore dispone di un certo numero di voti, a seconda del “peso specifico” vantato -, la commissione si trova ora con un totale di 5 mila 313 voti favorevoli e soltanto 242 sfavorevoli. Maggioranza oltremodo superata, dunque. Se non fosse, però, per il “pacchetto” di circa 400 voti favorevoli che una parte dei creditori aveva inviato “a scatola chiusa”, cioè prima dell’adunanza dello scorso 7 dicembre, quando la proposta era stata illustrata, e che non ha poi confermato, come invece previsto dal regolamento. Anche qualora quei 400 voti dovessero essere ritenuti non validi, comunque, la sottrazione non scenderebbe sotto la soglia minima dei 4 mila 890 voti. Oscillazione o no, dunque, il semaforo, per l’azienda di Povoletto, sarebbe ormai verde.
Le prossime tappe. Per la formalizzazione dei dati bisognerà attendere non soltanto martedì 27, ultima data utile per l’invio del parere, ma anche l’eventuale presentazione di istanze di opposizione, ipotesi che potrebbe mettere in moto una relativa micro-istruttoria del caso. Poi, imprevisti a parte, la procedura si chiuderà con il decreto di omologa del concordato. Il tribunale fallimentare ha delegato alla procedura il giudice Mimma Grisalfi e nominato Doretta Cescon commissario giudiziale. Era stata quest’ultima a illustrare ai creditori - soprattutto banche, fornitori, dipendenti ed enti pubblici - la relazione sulle verifiche effettuate su tutte le voci del patrimonio immobiliare della Clocchiatti e sull’esito delle perizie condotte dai suoi consulenti.
Concessione dei beni. È questa la formula scelta dall’azienda e dai legali che la assistono nella procedura, avvocati Luca Ponti e Francesca Spadetto, per il concordato preventivo cui è stata affidata la salvezza del colosso edilizio e dei suoi 77 dipendenti, da mesi in cassa integrazione. La Clocchiatti - che a fronte di una situazione debitoria di 11 milioni di euro, conta su un patrimonio immobiliare del valore di 16 milioni -, in altre parole, si è impegnata a vendere i propri beni a un prezzo tale, da garantire non soltanto la copertura dei debiti, ma anche la salvaguardia dell’azienda e delle sue attività nel prossimo futuro. A cominciare dai cantieri aperti nell’ospedale di Latisana e nella biblioteca di Gradisca d’Isonzo. In base agli accordi sindacali, qualora i due cantieri dovessero ripartire in tempi brevi, i dipendenti sarebbero subito rimessi in produzione.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto