Coldiretti, parla il neopresidente Benedetti:«Dobbiamo arginare lo strapotere dei grandi gruppi»

UDINE. The day after. Dopo il “terremoto” delle dimissioni di Michele Pavan dal vertice regionale di Coldiretti per i contrasti con Roma sull’opportunità dell’integrazione del Consorzio agrario in un nuovo ente nazionale, comincia subito una nuova stagione. Il manager veronese Giovanni Benedetti è stato nominato delegato confederale con i poteri del presidente.

Fvg, il Consorzio agrario dice no alla fusione. Il presidente regionale si è dimesso

E già venerdì 30 ottobre il neo presidente pro tempore era al lavoro a Udine. Incontri, riunioni, vertici, faccia a faccia con i “ribelli”. Lunghe ore di discussione e confronto che hanno dato modo a Benedetti di farsi una prima idea di che lavoro lo attende. «Tornerò a breve in Friuli e la mia presenza sarà assidua», promette il dirigente nazionale.

Dottor Benedetti, venerdì ha fatto un primo giro di consultazioni e ha avuto modo di conoscere la realtà locale. Che umori ci sono dopo le dimissioni di Pavan? Per molti si è trattato di un fulmine a ciel sereno...

«Si è trattato di primi contatti appunto, ci sarà tempo per sentirci meglio. Ma c’è voglia di chiarezza per superare le incomprensioni e programmare il futuro. Con un atteggiamento giustamente costruttivo».

Non teme di essere visto come un “commissario” mandato da Roma e quindi impossibilitato a risolvere i problemi? Non teme di essere circondato da un alone di pregiudizio?

«Sa io sono veneto e perlomeno una certa prossimità storica, culturale fra le due regioni esiste. Poi la campagna e i suoi problemi sono gli stessi, che la si lavori qui o da un’altra parte. E’ un errore leggere la vicenda come una contrapposizione territoriale. Il mio compito è solo quello di avviare un dialogo costruttivo all’interno dell’organizzazione, per tutelare le aziende associate e affrontare adeguatamente i drammatici effetti dell’emergenza Covid 19 sul settore agroalimentare regionale».

Sul Consorzio agrario si è consumata una spaccatura: come finirà questa vicenda? L’incorporazione nazionale è la cosa migliore? Il processo è irreversibile?

«Guardi, la vita mi ha insegnato che di irreversibile non c’è mai nulla. Personalmente credo che l’entrata in Cai/Bonifiche Ferraresi (l’ente strutturato a livello nazionale) renda tutti più forti. Stiamo parlando di un polo di riferimento a sostegno dello sviluppo e della competitività dell’agricoltura italiana, di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici, oltre che su mercati sensibili come quelli delle sementi.

Il mio compito sarà comunque quello di incontrare i consigli di amministrazione di tutte le Federazioni affinché i tecnici responsabili del progetto Cai/Bonifiche Ferraresi possano, per la prima volta, illustrarne caratteristiche e obiettivi, al fine di favorire una scelta meditata, consapevole e matura. Può capitare infatti che di fronte a informazioni non complete o limitate scatti un meccanismo di difesa a priori».

Per quanto tempo pensa di dover reggere le sorti di Coldiretti Fvg? Il suo è un mandato a tempo?

«Con l’aiuto della classe dirigente sono certo che sapremo ritrovare presto la coesione interna necessaria ad affrontare le importanti sfide che ci attendono. La Coldiretti Friuli Venezia Giulia è forte, dinamica e in salute, in grado di esprimere professionalità ed energie imprenditoriali da spendere nella crescita organizzativa».

Quali altri problemi ha trovato sul tappeto? Personale, organizzazione? Nel recente passato c’è stato più di un malumore...

«Piu’ che problemi ho trovato tante opportunità in un territorio che esprime una agricoltura da primato dal punto di vista produttivo e qualitativo che dobbiamo saper valorizzare».

Anche Confagricoltura, socio del Consorzio, si dice contraria all’operazione. Come pensa di risolvere questa spaccatura?

«La Coldiretti si preoccupa dell’interesse di tutte le imprese agricole e spero che anche gli altri facciano lo stesso senza cadere nella tentazione di strumentalizzazioni, imperdonabili in questo difficile momento. Vede lo dico senza alcuna ironia, l’ultima cosa che mi sarei aspettato era quella di trovare la Confagricoltura schierata al nostro fianco.

Hanno al proprio interno imprenditori straordinari, ma un po’ ci soffrono e può stare tranquillo che se noi, su una questione, diciamo “A”, loro come organizzazione dicono “B”. A prescindere». —




 

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