Collavino: «Innalzerò la bandiera del Friuli sulla Freedom Tower»

L’imprenditore friulano ha ricevuto ieri il premio Pilosio. «Torno a Udine in ottobre: l’ateneo mi laurea ad honorem».
Tavagnacco 16/09/2011 50^ Fratelli Pilosio. Nella foto: la premiazione di Mario Collavino. Telefoto Copyright Foto PFP / Ferraro Simone
Tavagnacco 16/09/2011 50^ Fratelli Pilosio. Nella foto: la premiazione di Mario Collavino. Telefoto Copyright Foto PFP / Ferraro Simone

UDINE. Businness and people. Umanesimo e pragmatismo. Vedere come si muove il mondo, andarci, fare squadra, conoscere i propri collaboratori, guardarli negli occhi, farli crescere, dargli il lavoro per cui hanno talento. Perché la differenza la fanno le persone. Le parole di Ram Charam lavorano nel cervello. La sua lezione, parole semplici e chiare, pronunciate ieri pomeriggio durante l’Evento Pilosio, voluto dall’amministratore delegato Dario Roustayan per i cinquant’anni dell’azienda, apre visioni e induce a pensare. Quello che rimane di una giornata speciale è che i neuroni sono la migliore materia prima spendibile di un Paese. Mario Collavino, “Premio Pilosio Costruire la Pace 2011”, è seduto in prima fila e ascolta Ram Charam, il consulente di strategia aziendale tra i più influenti al mondo. Pilosio (built to build è la sua mission) li ha voluti entrambi per celebrare anche il nuovo corso aziendale che punta all’estero ed è in forte crescita. Charam spiega come pensare, Collavino è l’esempio “di chi ha fatto”.

«La mia vita mi è passata in testa mentre ascoltavo – spiega Collavino in attesa di ricevere il premio a lui assegnato –. Quando sono partito da Muris, non c’era Internet, né cellulari, nulla a facilitare il mio viaggio. Sono partito neanche ventenne verso il Canada, che è simile come paese al Friuli anche per la gente e per quel senso etico e civile, le poche parole dette e il fare concreto». Valigia in mano, tanta buona volontà sulle spalle e il giusto spirito imprenditoriale nella testa. Figlio di contadini, come altri costretti a lasciare la propria terra e la miseria friulana nel dopoguerra, sfruttando le proprie doti innate, rimboccandosi le maniche, Collavino è riuscito poco a poco – come si dice – a “fare fortuna”. Ma la definizione, conoscendolo e ascoltando la sua storia, non rende l'effettivo merito alla grande avventura che Mario, con il fratello Arrigo che lo aspettava in Canada, anche lui giovanissimo, ha poi vissuto. «Due dollari in tasca – racconta Collavino con la sua bella faccia da friulano –,e sono orgoglioso di dire che conosco tutti quelli che lavorano per me, duemila persone circa, e tra i miei amici ci sono ancora quelli che lavorano di “pala e picco”, non solo gli ingegneri». È d’accordo con Charam: «Le imprese le fanno gli uomini e chi è il leader deve sapere chi è che lavora per lui».

Chiediamo perché proprio alla sua impresa hanno commissionato la Freedom Tower. «In mezzo secolo abbiamo operato non solo nella nostra terra d'adozione, ma anche all'estero, negli Usa, in diverse nazioni africane e asiatiche impegnando da un minimo di 100 fino a un migliaio di dipendenti, in base a quanto richiedevano le necessità. La ditta ha sempre cercato di restare al passo con i tempi, evolvendosi per soddisfare le necessità del mercato, trasformandosi, evolvendo. A New York avevamo già costruito proprio a Times Square, ci conoscevano, sanno che gente siamo. Gente pulita, perbene». Chiediamo se è vero che metterà la bandiera del Friuli sulla torre, una volta che sarà terminata e consegnata a New York e alla sua gente. Ride e dice: «Certo, insieme con il tricolore, sventoleranno entrambe parecchio. E aggiunge. Tornerò l’11 ottobre a Udine: l’Università ha deciso di attribuirmi la laurea honoris causa in ingegneria». Poco più tardi Collavino, molto commosso, ritira il premio. «Spero che la torre che sta crescendo in quel buco che è Ground Zero serva a portare la pace e a ricordarla».

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